13 maggio 1978. Entra in vigore la legge Basaglia

La legge n.180 /1978, conosciuta come legge  Basaglia, da Franco Basaglia –  psichiatra e suo promotore –  sancì la chiusura dei manicomi, riformò in maniera radicale il sistema di cura per il disagio mentale e segnò una svolta nel mondo dell’assistenza dei pazienti psichiatrici. Abrogando gli articoli essenziali della legge precedente n. 36/1904, regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio ed istituì i servizi di igiene mentale pubblici, garantendo  percorsi di presa in carico, riabilitazione e reintegrazione sociale dei pazienti da parte delle ASL. 

Prima di allora i manicomi erano  luoghi di contenimento sociale dove si veniva internati anche con un semplice certificato medico, dove i pazienti  erano isolati dal mondo e costretti alla coercizione e alla contenzione fisica e da cui uscivano  solo su approvazione del direttore del manicomio che su di essi aveva la  piena autorità.  Erano, quindi, privati di diritti e dignità. La legge modernizzò l’impostazione clinica della loro assistenza, instaurò rapporti umani rinnovati con il personale medico e la società e riconobbe appieno i loro diritti umani e civili, riconoscendone  la necessità di una vita dignitosa e di qualità.

La lotta etica, sociale, medica e politica iniziata da Franco Basaglia nel 1973 a Trieste con l’installazione a  Piazza Unità del monumentale Marco Cavallo –  simbolo dei sogni e delle istanze di libertà e di dignità dei pazienti psichiatrici –  trovava compimento con questa legge. Basaglia in maniera nuova e del tutto rivoluzionaria sottolinea la centralità della persona e non della malattia, considerando il paziente come una persona da ascoltare, comprendere, aiutare e non da recludere e nascondere.

Nonostante critiche e proposte di revisione, la legge è tuttora in vigore in Italia, primo ed unico Paese al mondo ad aver abolito i manicomi.

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