La legge n.180 /1978, conosciuta come legge Basaglia, da Franco Basaglia – psichiatra e suo promotore – sancì la chiusura dei manicomi, riformò in maniera radicale il sistema di cura per il disagio mentale e segnò una svolta nel mondo dell’assistenza dei pazienti psichiatrici. Abrogando gli articoli essenziali della legge precedente n. 36/1904, regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio ed istituì i servizi di igiene mentale pubblici, garantendo percorsi di presa in carico, riabilitazione e reintegrazione sociale dei pazienti da parte delle ASL.
Prima di allora i manicomi erano luoghi di contenimento sociale dove si veniva internati anche con un semplice certificato medico, dove i pazienti erano isolati dal mondo e costretti alla coercizione e alla contenzione fisica e da cui uscivano solo su approvazione del direttore del manicomio che su di essi aveva la piena autorità. Erano, quindi, privati di diritti e dignità. La legge modernizzò l’impostazione clinica della loro assistenza, instaurò rapporti umani rinnovati con il personale medico e la società e riconobbe appieno i loro diritti umani e civili, riconoscendone la necessità di una vita dignitosa e di qualità.
La lotta etica, sociale, medica e politica iniziata da Franco Basaglia nel 1973 a Trieste con l’installazione a Piazza Unità del monumentale Marco Cavallo – simbolo dei sogni e delle istanze di libertà e di dignità dei pazienti psichiatrici – trovava compimento con questa legge. Basaglia in maniera nuova e del tutto rivoluzionaria sottolinea la centralità della persona e non della malattia, considerando il paziente come una persona da ascoltare, comprendere, aiutare e non da recludere e nascondere.
Nonostante critiche e proposte di revisione, la legge è tuttora in vigore in Italia, primo ed unico Paese al mondo ad aver abolito i manicomi.