18 febbraio 1932. Il Giappone dichiara l’indipendenza della Manciuria

Nel settembre del 1931, l’esercito giapponese invase la Manciuria, una regione del nord-est della Cina, affermando che gli incidenti tra giapponesi e cinesi in quella zona avevano reso necessario un intervento militare. L’invasione fu effettuata con una serie di attacchi rapidi, e in breve tempo l’esercito giapponese conquistò la maggior parte della Manciuria. 

Dopo l’invasione, i giapponesi stabilirono un governo fantoccio nella regione, chiamato Manciukuò, il cui capo era l’ultimo imperatore cinese, Pu Yi, che era stato deposto nel 1912. La creazione di Manciukuò fu giustificata dai giapponesi come un tentativo di proteggere i propri interessi nella regione, ma in realtà era un passo verso l’annessione della Manciuria da parte del Giappone. Il governo del Manciukuò, pur essendo formalmente indipendente, era completamente controllato dal Giappone. La regione fu sfruttata per le sue risorse naturali, e furono costruiti numerosi impianti industriali. Tuttavia, la popolazione cinese fu sottoposta a dure politiche di repressione e di assimilazione forzata. 

Nel 1937, la guerra tra Cina e Giappone si intensificò e la Manciuria divenne un importante teatro di guerra. Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone fu costretto a cedere il controllo della Manciuria alla Cina. 

L’invasione della Manciuria e la creazione di Manciukuò furono importanti eventi nella storia del Giappone e della Cina. Per il Giappone, l’occupazione della Manciuria segnò l’inizio di un espansionismo aggressivo in Asia, che avrebbe portato a conflitti con altre nazioni della regione. Per la Cina, l’invasione rappresentò un grave colpo alla propria integrità territoriale e all’unità nazionale, e avrebbe influenzato gli sviluppi della politica cinese per decenni a venire.

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