Risorgere con determinazione: un buon proposito per il 2024

*in copertina: Winter trees, David Hockney


Benvenuti nel 2024, cari zinereaders!

Mi piacerebbe iniziare questo nuovo anno con una consapevolezza e con un proposito. Essere consapevoli significa navigare il mondo con gli strumenti della ragione e con un tocco gentile verso il prossimo – vi propongo, pertanto, la seguente consapevolezza: fino a oggi, abbiamo supportato chi una fazione chi l’altra nelle grandi questioni del nostro tempo lasciando da parte il dibattito pubblico costruttivo. Siete d’accordo?

Ma cosa succederebbe se cercassimo di comprendere davvero le differenti prospettive, se cercassimo soluzioni comuni che rispettino la diversità di opinioni?

Nel corso del 2023 abbiamo visto cambiamenti significativi in tutto il mondo: guerre nuove e vecchie, sfide ambientali, progressi tecnologici, rivoluzioni sociali, violenza. Abbiamo sperimentato (e ne avremo ancora per un po’) un periodo di transizione che ha messo alla prova la nostra resilienza e la nostra capacità di adattamento. Ora, nel 2024, si prospettano nuove opportunità e sfide, e la nostra risposta a queste sfide collettive sarà determinante per plasmare il futuro. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo usuale discorso di fine anno, ha fatto una summa, accompagnata da una lucida visione dell’immediato futuro, che andrebbe riascoltata più volte e con sempre più attenzione.

Parlare di pace non è astratto buonismo, al contrario è il più urgente e concreto esercizio di realismo dice Mattarella. Continua poi ricordando la violenza del dibattito politico e l’effetto che essa ha sulle nuove generazioni. Non ha dimenticato niente e nessuno il presidente, ha ricordato i migranti, le donne vittime di violenza, gli anziani e gli studenti vessati dal caro affitti. Un discorso lungimirante, arricchito da una visione lucida e da una generosità d’altri tempi. Ascoltatelo una due tre volte, mettetelo in cuffia al posto di un podcast o della hit del momento.

Non ci sarebbe granché da aggiungere a un discorso così ricco di consapevolezza e prospettiva, eppure vi avevo anticipato un proposito, per cui eccolo qui.

Nel De ira, Lucio Anneo Seneca riflette sulla necessità di tenere a bada l’ira; parafrasando dice che se vogliamo avere la meglio sull’ira, non deve essere lei ad avere la meglio su di noi. Se le consentiamo di venire fuori, ci dominerà – dobbiamo pertanto nasconderla nel luogo più remoto del nostro petto, trascinarla via, affinché non ci trascini; e aggiunge per avvalorare il suo precetto un exemplum, il più illustre tra tutti. Ci racconta Seneca, che il filosofo greco Socrate, ogni volta che si sentiva adirato, era solito submittere vocem, cioè abbassare il tono della voce, allentare il passo e rasserenare il volto, così facendo ad un certo punto l’interno si sarebbe conformato all’esterno. Ecco, auguro a tutt*, pertanto, di raddolcire la propria voce, che non significa stare in silenzio o non esprimere la propria opinione, significa invece discutere con gentilezza e docilità, rispettando l’opinione, pur diversa, di chi ci sta di fronte.

Un’ultima nota prima di lasciarvi. Approfittiamo di questo nuovo inizio per presentarvi la rubrica #riflessi che da gennaio in avanti potrete leggere sul nostro sito. Ideata e scritta da Pentatlo Beta, Nina Santoro e Ludovico Pipito’, la rubrica si occuperà di parole e dei loro movimenti nel mondo. Le parole sono riflessi, riflessi nervosi e muscolari della realtà, risposte all’ambiente esterno o interno della lingua stessa. Sono riflessi attraverso cui guardare indirettamente la realtà e che da essa ritornano riflessivamente indietro su chi agisce. Sono ciò che precede, fa nascere ed alimenta una riflessione.

Buon inizio a tutt*!

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