Su Nènniri: la rinascita silenziosa della terra

Bari Sardo, sagra de Su Nènniri _ Fonte – www.sardegnaeventi24.it


Tra le tradizioni più evocative della Settimana Santa in Sardegna c’è su nènnere, un rituale che intreccia spiritualità cristiana e memorie antichissime, giunte fino a noi da epoche in cui la natura era la prima divinità.

Il nènnere è un piccolo cespo di germogli – solitamente di grano, orzo o avena – coltivato al buio su piatti di coccio, spesso decorati, o dentro semplici vasi. Il rito ha inizio il Mercoledì delle Ceneri, quando i semi vengono adagiati su un letto di cotone umido e posti in un luogo buio della casa, come sotto un letto o in un armadio. Crescendo senza luce, i germogli sviluppano steli lunghi, pallidi e delicati: forme di vita sospese tra la morte e la rinascita.

Il Giovedì Santo, su nènnere viene portato in chiesa e sistemato ai piedi dell’altare del Sepolcro, circondato da fiori e candele. Il contrasto tra la sua bellezza fragile e il simbolismo della morte di Cristo diventa potente metafora di speranza e rinascita.

Ma questa tradizione ha radici ben più antiche della liturgia cristiana. I Giardini di Adone, riti presenti nell’antica Grecia e nel Vicino Oriente, prevedevano la semina di grano o orzo in piccoli contenitori durante feste primaverili dedicate al giovane Adone, divinità legata alla vegetazione. I semi, lasciati germogliare velocemente e poi abbandonati, rappresentavano una vita che sboccia e svanisce, ma che si rinnova ogni anno con il ciclo delle stagioni.

Questi riti di fertilità, legati ai culti misterici e agrari, arrivarono anche in Sardegna, dove si fusero nei secoli con le celebrazioni pasquali. Il nènnere è dunque il ricordo vivo di una spiritualità ancestrale, che vede nella terra e nel seme il mistero della vita, capace di rinascere dopo ogni buio.

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