Non è stato facile riuscire ad organizzare un’intervista con Zirma: ha letteralmente rifiutato tutti i nostri inviti. L’abbiamo pregata implorata supplicata e anche stanata. Alla fine, pensiamo, abbia accettato per sfinimento. Tuttavia, Zirma non ha completamente abbassato la guardia e l’intervista si è tenuta in un luogo non bene identificato dell’universo web. Siamo felici di aver finalmente potuto avere questa grande occasione, anche se Zirma non ha evitato di farci notare quanto soffocante sia stato per lei rispondere alle nostre “mediocri” domande. Abbiamo deciso di riportare fedelmente le sue parole, anche le più bizzarre, poiché crediamo che contribuiscano a definirne la personalità. Cominciamo.
Nina: è un onore lavorare con te, Zirma. Finalmente ci incontriamo! Ci siamo preparate molto per questo momento, quindi non giriamoci tanto intorno: vogliamo sapere tutto di te! Cominciamo dal perché: perché uno zine?
Zirma: Questa sì che è una bella domanda del cazzo!
Basta guardarsi intorno per capire perché, no?! Guerre, devastazioni, pandemie, ingiustizie. E mi chiedi pure perché? Ti dico solo questo: considera come, quando capitolerà il capitale, la parola sarà l’ultima cattedrale.
Jessica: Come se fosse Antani? Vorresti spiegarci meglio? Zirma, speriamo almeno tu sia felice di collaborare con noi.
Z: Non sono molto felice, in generale. Credo ci siano davvero pochi motivi per essere felici. Sono contenta che almeno abbiamo messo su questa baracca. Vedremo se ne sarete all’altezza, pischelle. Qui si pesta forte, non le mandiamo certo a dire. è fondamentale che capiate che, in qualità di zinemakers, siamo e saremo principalmente esseri critici e politici.
J: Siamo d’accordo, speriamo di essere all’altezza, ora … Hai un nome piuttosto interessante, da dove viene fuori?
Z: È un nome come un altro. Non trovo che sia interessante. Da dove viene fuori? che diavolo di domanda è? Mi sembra un nome come un altro, come i vostri insulsi nomi, suppongo.
N: No, Zirma, forse non ci siamo espresse bene. Hai un nome bellissimo, ma molto particolare, ci chiedevamo solo da dove provenisse. Sai, il mio nome, ad esempio, è lo stesso di entrambi i miei nonni. I nomi, a volte, sono speciali per chi li porta e per chi li dà.
Z: Non capisco cosa ci sia di particolare o addirittura speciale. Ma se la metti così… Credo che mio padre fosse ossessionato da Calvino, credo lo abbia addirittura conosciuto quando ha vissuto in Francia alla fine degli anni ‘70. Mi aveva raccontato, una volta, una storia riguardo questo incontro, sai una di que…
N: Fantastico! A Parigi, vero? Come mai si trovava lì? Ha davvero conosciuto Italo Calvino?
Z: Che impertinenza! Interrompere mentre si parla! Sei una impertinente tu!
Bene, mi piace. Dobbiamo essere fastidiosi. La parola, se usata con criterio, è un atto di ribellione. E, in occasione dell’avvento del metaverso, abbiamo bisogno di tanti piccoli atti di ribellione.
J: Proviamo a tornare alla Francia, vuoi? Cosa ha portato tuo padre in Francia?
Z: Ah sì, la Francia! Dicevo a proposito del mio genitore che si trovava a Parigi alla fine degli anni ‘70, anni importanti che hanno malamente segnato il nostro presente. Anni duri, mio padre mi ha raccontato qualcosa di quel periodo prima che ritornasse definitivamente in Sicilia. Devo dire che non capisco quale importanza possa avere per voi, ma comunque… a proposito del mio nome, mio padre diceva che era un augurio e veniva da un certo libro, non so se ne avete sentito parlare… Le città invisibili.
N: è un libro che amiamo molto. Zirma, vorresti dirci perché credi abbia scelto proprio questa città tra le 55 descritte?
Z: Penso abbia sperato che tra quelle descritte, Zirma, che sarei io, potesse essere una tra quelle più auspicabili. Devo dire, che, alla fine, aveva ragione, modestia a parte. Non trovate anche voi che sia una delle descrizioni più brillanti, più libere, più stravaganti che ci siano? Si può partire da quella sensazione di libertà e con la forza delle idee costruire un mondo discreto.
N: Modestie a parte, sì, hai ragione, è un’idea molto interessante, quasi da intellettuale.
Z: Intellettuale ci sarai! Intellettuale… che orrida parola per definire qualcuno, meglio chiuderlo in una gabbia e buttare via la chiave!
J: Cosa intendi dire? Spiegati meglio
Z: Tenterò, per quanto mi aspetto che capiate. Dare dell’intellettuale a qualcuno equivale, per me, come dirgli d’essere pedante e dalla mentalità chiusa. Vedi, le parole invecchiano e questa è una di quelle invecchiate male.
N: Non credo di aver capito bene, Zirma. Gli intellettuali sono solitamente considerati la spina dorsale ideologica di un paese, tu cosa credi?
Z: Fate troppe domande per i miei gusti. Vedi, tu, per esempio, sei abbastanza pedante, potresti quasi essere un intellettuale. Per fortuna, sei fastidiosa quanto basta per lo zine. Mettiamola così: io sono quello che mi compone e quello che ancora non conosco ma soprattutto sono quello che voglio, certamente non sono un intellettuale.
J: Mi piace molto come definizione, molto astratta, ci rispecchiamo molto. Ti volevo chiedere, se non è troppo… cosa succederà ancora in questo zine?
Z: Credo che io e te andremo proprio d’accordo! Come hai detto che ti chiami?
J: Jessica!
Z: Bene, Jessica, tornando alla tua cortese domanda, cosa succederà? Chi può dirlo! Questa squadretta che abbiamo messo su, non sembra affatto male. Vedremo… per quel che mi riguarda, certamente, potete aspettarvi di tutto!
N: Cosa intendi dire? Cosa dovremmo aspettarci?
Z: (NdR parlando tra sé e sé, sbuffa) Proprio questa qui mi doveva capitare! Va bene dai, sii generosa, Zirma. Cara ehm… come ti chiami?
J: Nina, si chiama Nina!
Z: Ecco, cara Nina, aspettatevi di trovare tutto ciò che ci circonda e molto altro, perché proprio di questo si tratterà: di fare a pezzi ciò che ci circonda. Ricordatevi che persino l’aria che respiriamo è politica. Mi auguro che sappiate almeno a cosa andate incontro. Che il metaverso me la mandi buona!
N: Non preoccuparti, siamo qui per un motivo, è ovvio!
Z: Sei un tantino arrogante, non trovi? (NdR d’un tratto inizia a far roteare gli occhi in preda alla follia e, muovendosi compulsivamente, continua in maniera un po’ disconnessa) dicevànsi pocansi che la scelta, vera scelta non dicevànsi. Raccomando ai miei lettori un limoncello, un De Gregori e un carosello di fiori.
J: è partita per la tangente! Direi di chiuderla qui…
N: Sì, sono d’accordo. Abbiamo finito per oggi, Zirma, speriamo di poterti fare presto qualche altra domanda.
Z: Dalla Sicilia son partita e mi sono domandata… considera come, nella divulgazione divulgata della vulgata in aramaico, greco antico e tedesco…
J: è ora! A presto, Zirma!
Purtroppo il tempo a nostra disposizione era terminato e Zirma aveva letteralmente iniziato a dare i numeri. Siamo andate via lasciandola blaterare cose, per noi, di poco senso. Crediamo di aver un po’ urtato il suo ego. Siamo sicure, però, che avremo presto modo di incontrarla ancora!