Lo scorso 27 febbraio un attacco missilistico russo ha colpito il National Museum of Applied Folk Art di Kyiv, nella periferia ovest di Kiev. Il museo, aperto nel 1981 e restaurato nel 2018, esponeva al suo interno la più grande collezione di opere di una delle artiste più importanti dell’Ucraina: Maria Prymachenko.
La sua ricca produzione, che consta di circa 650 pezzi, si trova ora mutila di 25 dipinti, andati distrutti dalle fiamme. È triste pensare che il conflitto in atto tra Russia e Ucraina abbia portato alla loro distruzione, ma sembra che il popolo ucraino si sia adoperato per salvarle. Ciò rende il debito del popolo ad un’artista, che ha sempre donato la parte più profonda e sincera della sua anima, e che oggi più che mai rappresenta quel senso di identità territoriale di cui l’Ucraina sente fortemente bisogno.
Ripercorriamone insieme la vita, l’arte ed alcune delle opere.
Biografia
Maria Oksentiyivna Prymachenko nasce a Bolotnya nel 1909, dall’unione tra un falegname e una maestra di ricamo. Trascorre l’intera vita nel villaggio di Bolotnya, dove, insieme alla madre (che le insegnò a ricamare e l’avvicinò alla cultura locale), si diletta a creare disegni con ago e i fili colorati. Sin da piccola mostra, dunque, una forte attrazione e propensione per il disegno e la pittura. Lei stessa raccontava di come, da bambina, mentre inseguiva un branco di oche, arrivata alla riva di un fiume, prima di attraversare un campo ricolmo di fiori selvatici, sentì il forte impulso di disegnare, sulla spiaggia di sabbia, quei fiori ed altri fiori immaginari. Tale impulso a dipingere e a disegnare, non solo la portò, al suo ritorno, a dipingere tutti i muri di casa, ma da allora non la abbandonò più!
Come amava ricordare: “Da quel momento non ho più smesso di disegnare e dipingere!”.
Dopo quell’episodio, però, purtroppo, una rara forma di poliomielite la costrinse per molto tempo a letto e non le permise di frequentare più di quattro anni di scuola.
Quell’evento avverso, che la portò ad avere problemi di deambulazione, non le permise, quindi, di avere, alcuna educazione formale all’arte, ma, paradossalmente, proprio la malattia, contribuì ad avvicinarla ancora di più ad essa. Inizia così a dipingere da autodidatta, ispirata dai paesaggi ucraini e dalle tradizioni del suo popolo (in particolare della regione della Polesia), sorprendendo tutti per la sua fantasia ed il suo talento. Dipinge, soprattutto, coloratissimi soggetti, contornati da richiami floreali che non mancano mai nei suoi quadri. A circa vent’anni sperimenta l’acquerello e la sua bravura colpisce l’artista Tetiana Floru che nel 1935 la invita al laboratorio del Museo di arte ucraina di Kiev. Qui Maria Prymachenko intraprende i primi studi su tele e materiali, e nel 1936 espone al First Republican Exhibition of Folk Art tra Mosca, Leningrado e Varsavia. Grazie a questa partecipazione, dopo aver ricevuto il diploma di primo grado, nel 1937 partecipa alla sua prima esposizione a Parigi, dove riceve la medaglia d’oro all’Esposizione Universale. Qui conosce e incontra altri artisti suoi contemporanei con cui si confronta, mettendo in mostra la sua arte. Fra di essi, soprattutto, i suoi soggetti colorati colpiscono e suscitano l’interesse di Pablo Picasso che, incantato, su di lei esclama: “Mi inchino di fronte al miracolo artistico di questa brillante artista ucraina”. Ma desta e suscita l’interesse, anche di altri artisti che da essa trarranno ispirazione, come Marc Chagall che per gli animali di molte delle sue opere oniriche e fiabesche, si rifarà proprio agli animali fantastici e coloratissimi della Prymachenko.
Fiaccata dall’avanzare della poliomielite, è costretta a recarsi a Kiev per alleviare le conseguenze della malattia e sottoporsi a due delicati interventi chirurgici per poter tornare a deambulare autonomamente. Qui, incontra e si innamora di Vasyl Marynchuk, il futuro padre di suo figlio Fedir che nascerà nel 1941 e come la madre sarà un valido artista. Ma Maria e Vasyl, non riusciranno mai a sposarsi e a coronare il loro sogno d’amore, poiché Marynchuch muore in Finlandia durante la seconda guerra mondiale. Maria è distrutta, ma deve affrontare un’altra perdita a causa della guerra, la morte del fratello, giustiziato dai nazisti. Decide allora di abbandonare per un periodo la pittura e tornare a Ivankiv per lavorare in una fattoria collettiva, ma il richiamo dell’arte è così forte che riprende presto a dipingere ampliando i soggetti e ricorrendo ad altre tecniche pittoriche come il guazzo. La sua arte torna così ad essere apprezzata in patria e non solo, dato che le mostre di Mosca, Varsavia e Parigi l’avevano fatta conoscere ed apprezzare anche fuori dell’Europa.
Fu talmente amata che nel 1966 ricevette l’importantissimo premio nazionale dell’Ucraina Taras Shevchenko, in quanto artista più rappresentativa del paese. Inoltre nei primi anni Settanta fu emessa un’esclusiva serie di francobolli raffiguranti le sue opere principali. Ma nonostante la fama, Maria rimase umile e non lasciò mai la sua Bolotnya, dove fondò una scuola d’arte per bambini. Il suo desiderio più grande era quello di rallegrare le persone con i suoi quadri. Maria Prymachenko muore nel 1997, all’età di 88 anni, l’anno seguente, nel 1998 KLim Churyumov, lo scienziato ucraino che scoprì la cometa Rosetta, per commemorarla le intitolò il pianeta minore Prymachenko. Maria Prymachenco è stata un’artista di rilievo, non solo per il suo Paese, ma per l’arte naif di tutto il mondo, tanto che nel 2009, l’UNESCO, per dare rilievo al suo contributo nell’ambito dell’arte folkloristica, le concede l’onore di essere celebrata come artista dell’anno.
L’arte di Maria Primachenko
Pittrice d’arte popolare, una delle più famose del suo paese, Maria Prymachenko si distinse come rappresentante del movimento naïf, divenendo presto una pittrice molto apprezzata anche a livello internazionale. Bambina prodigio di umili origini, inizia a dipingere da piccolissima e da autodidatta, utilizzando, inizialmente, colori naturali e dipingendo sui muri di casa poiché faticava a trovare i colori e la carta. Lavora, poi, nel suo villaggio natio e alterna al ricamo, la pittura su cartone, tela e legno, la ceramica e la scultura in cartapesta. Raccoglie e racconta i suoi sogni e ritrova i miti e le storie della cultura contadina. Infaticabile, prosegue, quindi, nella sua scoperta delle favole che si raccontano nei villaggi.
Dipinge fiori ed animali che incantano e stupiscono per la varietà di forme e colori, e li trasfigura, per raccontare meglio la natura circostante, ricca di foreste, montagne e laghi che fanno da cornice ai suoi dipinti. Inizialmente, le sue opere sono piccoli acquerelli dai colori vivaci, ricchi di dettagli e decorazioni, ma dopo l’incontro con Tetiana Floru e gli studi presso il laboratorio e museo di Arte Ucraina di Kiev, acquisisce nuove tecniche e maggiore dimestichezza con le tele, colori e materiali. La sua arte ha eco bin breve tempo nei territori dell’Unione Sovietica, ed arriva presto anche a Parigi e nel resto d’Europa. Maria conosce così altri artisti da cui è influenzata e che influenza, generando la loro ammirazione. Un vero e proprio miracolo artistico, se si pensa che è riuscita a diventare uno dei grandi nomi della pittura naïf, senza mai lasciare l’Ucraina. Così, inizia a sperimentare e negli anni ’60 e ’70 cerca nuovi materiali, riempie le sue tele (su cui prima lasciava uno sfondo bianco), con colori brillanti e sgargianti e l’acquerello viene sostituito dalla pittura a guazzo.
Il colore, quindi, pervade ora lo spazio. Non è solo sfondo, ma riempie e dona atmosfera delle sue composizioni. Grande fonte di ispirazione continuano ad essere le storie popolari ucraine, le storie di confine, le leggende e le fiabe, mentre ironia ed immaginazione, sono la parte fondamentale della sua arte. In essa, infatti, troviamo insieme, i tratti tipici del folklore locale e figure nate dalla sua fervida fantasia.
Oltre a fiori ed animali, con cui onora la sua terra e veicola emozioni, si diverte poi ad autoritrarsi e ad inserire nei suoi animali dalle sgargianti tonalità occhi grandi e lunghe ciglia. L’intento principale della sua arte è quello di parlare ed arrivare al suo popolo, a chi era umile come lei. Per questo motivo, nei suoi ultimi lavori, comincia a scrivere, dietro le tele, frasi e massime sui soggetti da lei narrati. Il suo merito più grande è stato quello di riuscire a non allontanarsi mai dalla storia del suo popolo, di rimanere sempre fortemente legata alla sua terra, anche quando tratta tema difficili come la guerra e la paura di un possibile conflitto nucleare. Nonostante la sua esistenza difficile, che contrasta con l’uso preponderante della fantasia e del colore, le sue opere, infatti, sono comunque sempre ancorate alla realtà, diventando emblema di pace e di coraggio di un popolo di cui lei diventa rappresentante ed eroina. La sua produzione fu piuttosto vasta ed i messaggi di estrema positività, la semplicità dell’iconografia, la fantasia e la vitalità mai scontata della tavolozza, la fluidità del racconto, hanno fatto di lei, un emblema di emozioni universalmente riconosciute. Ed è proprio questo che i suoi dipinti sono riusciti ad entrare nell’immaginario collettivo, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
Opere contro la guerra
Maria Prymachenko che ha vissuto due guerre mondiali, la rivoluzione russa, la caduta degli zar, la nascita dell’Urss, la guerra fredda, lo scoppio della centrale nucleare di Cernobyl, nelle sue opere, tratta spesso il tema della guerra e del pericolo di un conflitto nucleare. Vediamone alcune.
May this nuclear war could be cursed!, 1978
Dipinto datato 1978, nel titolo originale, portava il punto esclamativo e tradotto significa suonava così “Possa questa guerra nucleare essere maledetta”. Fu dipinto, infatti, durante la Guerra Fredda, nei momenti più acuti e di tensione del conflitto, quando eventi come l’invasione alla Baia dei Porci o la crisi dei missili a Cuba, paventavano l’eventualità di un possibile conflitto nucleare. Per rendere meglio l’idea del pericolo Maria Prymachenko mette in scena una creatura mitologica allegoria della guerra e del rapporto tra bene e male.
A dove has spread her wings and asks for Peace, 1982
La Prymachenko dipinge in questo dipinto, una colomba bianca che vola immersa in uno grande prato di tulipani stilizzati. L’opera non è solo un richiamo ed una preghiera di pace, ma con il suo accesissimo sfondo giallo e i motivi decorativi blu sul corpo della colomba, rimandano ai colori della bandiera ucraina, alle tradizioni folkloristiche del paese e alla pregiata arte del ricamo, tanto amata dalla pittrice.
Paura della guerra
Dipinto senza data, esplica in pieno il terrore per il potere distruttivo della guerra. Essa è rappresentata da animale immaginario, belva dai denti aguzzi che, con la sua lingua in fuori, sembra sputare fuoco dalle fauci. Stavolta, per rendere meglio il concetto di incertezze, morte e dolore che il conflitto porta, l’artista sceglie di ritrarre l’animale con contorni netti, forme limpide ed uno sfondo violaceo dalle tinte pastose che meglio rende l’atmosfera tetra e di pericolo.
I Give My Little Stars To Children, 1983
Il dipinto, tutt’oggi, purtroppo, attualissimo è dedicato ai bambini nascosti o in fuga, protagonisti inconsapevoli e vittime innocenti della guerra. Con grande naturalezza, Maria Prymachenko, con questi piccoli fiori/stella, sembra, infatti parlare proprio ai nostri giorni e ai protagonisti del conflitto che sta vivendo il suo paese, tanto da dare alla sua pittura una dimensione atemporale, in cui sfida il tempo per arrivare a più generazioni.
Con le sue pennellate, i suoi variopinti colori, la sua arte genuina e ricchissima, Maria Prymachenko ha dipinto le peculiarità dell’Ucraina che oggi, purtroppo, rischiano di sparire per sempre. Ma la sua arte, oggi più che mai, insegna come la resistenza alla guerra può essere fatta dall’arte e di come essa, essendo portatrice di messaggi universali e senza tempo, sia la memoria ed il presente, non solo del suo popolo, ma di tutta l’umanità.
Fonti consultate
Roberta Pisa, Maria Prymachenco: l’artista ucraina amata nel mondo, artribune.com;
Francesca Capozzi, Chi era Maria Prymachenco. L’artista ucraina le cui opere sono state distrutte dagli attacchi russi, greenme.it;
Fausta riva, Maria Prymachenko: L’arte che vince sulla guerra, frammentirivista.it;
Kabir Jhala, Alle fiamme 25 opere di Maria Prymachenko, ilgiornaledellarte.com;
Francesca Massaro, Maria Primachenko, l’artista ucraina amata in tutto il mondo, walkoffame.it.