L’urgenza civile del Raboni di ‘Ultimi versi’

Critico teatrale e letterario, dirigente editoriale brillante, straordinario traduttore, Giovanni Raboni è stato anche e soprattutto uno scrittore di versi – così preferiva essere definito, trovando la parola poeta fin troppo solenne. Campione della poesia colloquiale, reputava che il linguaggio poetico dovesse tenere conto del modo in cui parliamo e non soltanto del modo in cui sogniamo.

Giovanni Raboni. 1990s. (Photo by Alberto Roveri/Mondadori Portfolio via Getty Images)

La sua immensa produzione poetica si muove su vari e variegati registri: dal registro onirico a quello quasi della cronaca. La componente civile tuttavia ha permeato l’opera omnia  di  Raboni – lui stesso ha molte volte evidenziato come le tematiche  politiche e civili  nascondano sempre un  moto  intimo, un’angoscia personale, un’urgenza, appunto. 

Questo credo è reso realtà dall’ultima raccolta dello scrittore milanese, Ultimi versi, di fatto, la   più   impertinente dal punto di vista politico.  

Il dichiarato bersaglio istituzionale è  uno dei protagonisti, discussi e indiscussi, della  politica  italiana  di  questi ultimi (quasi) quarant’anni: Silvio Berlusconi, ironicamente qualificato come cavalier Menzogna.   

Ad essere descritta, però, tramite il taglio pungente ed accattivante della satira (amara), è la complessità del  momento  storico,  evidenziata dal  quadro  sociale e politico  piuttosto avvilente,  governato a sua volta dalle totalizzanti dinamiche economiche.

Ultimi versi o sulla ‘censura’ editoriale 

Ultimi versi è stato pubblicato postumo nel febbraio del 2006, seguendo  il  testo  lasciato  dall’autore  ed  edito  da  Patrizia  Valduga, sua amata compagna.

Patrizia Valduga e Giovanni Raboni

Cosa c’è dietro la composizione di Ultimi versi?

Nel  2003, l’editore milanese  Luigi  Majno, fondatore della casa editrice M’arte  edizioni, vuole indagare più a fondo e dare spazio al Raboni politico; pensa per l’occasione ad una delle sue raffinate e sui generis edizioni in cui i testi poetici vengono affiancati da illustrazioni; immagina più nello specifico di affiancare ai testi politici di Raboni le illustrazioni di Emilio    Giannelli, celebre vignettista satirico del «Corriere  della  sera».  Raboni  accetta di buon grado, e questa vicenda si può, senza ripensamenti, considerare la genesi di Ultimi versi – volume nato su commissione di Majno; promessa editoriale, però, alla fine, disattesa. 

Il libro verrà infine  pubblicato  da  Garzanti come  conclusione di  un iter  editoriale alquanto insolito, e non esente da polemiche. Difatti, la raccolta di Raboni, dopo il nulla-di-fatto con M’arte edizioni, avrebbe dovuto  essere  stampata  in edizione  Einaudi,  che, però, rifiutò  di pubblicarla. 

Per quale ragione la casa editrice Einaudi non avrebbe dovuto pubblicare l’ultima raccolta di uno scrittore e critico tanto importante come Giovanni Raboni?

All’epoca, la casa editrice motivò il rifiuto avanzando argomentazioni tecniche  e di natura letteraria. Tuttavia,  i numerosi sospetti sul rifiuto di Einaudi, considerato il carattere politico del libro, diedero vita a non poche polemiche. Le accuse facevano per lo più riferimento al condizionamento di Einaudi da parte del famoso, e di fatto proprietario, Mondadori, eventualmente risentitosi per le parole satiriche del Raboni. 

Ma cosa contiene di così palesemente irriverente questo volume da suscitare addirittura un (possibile) rifiuto editoriale

Le avventure del cavalier Menzogna

Ultimi versi è una raccolta poetica compatta, formata da dieci componimenti di varia lunghezza, a cui si aggiungono l’inserto  in  prosa  di Tempus  tacendi e  una Postfazione in versi di Patrizia Valduga. L’opera nella sua interezza è un’invettiva in versi sciolti contro il Premier di quegli anni, Silvio Berlusconi – mai menzionato per nome, ma appellato con l’epiteto parlante cavalier Menzogna

La rassegna in versi delle avventure/malefatte del Menzogna prende avvio dal 2001, data di rielezione del cavaliere: 

Voto a voto vadano astuzia e crimine
convincendo i semplici a farsi complici
fin quando al mercatino dello scibile
l’abuso non sia abicí, norma il libito.

(2001)

da Un brindisi elettorale

Un brindisi piuttosto insolito, la cui finalità è tutt’altro che augurale: si sottolinea, infatti, come astuzia e crimine siano premessa e risultato del voto popolare dei semplici, attratti con l’astuzia di cui sopra. 

A seguire il funesto brindisi di memoria carducciana (Podavini, 2014), le tre canzoni: Canzone della nuova era, Canzone dell’unico vantaggio e Canzone del danno e della beffa

Testi questi in cui il premier viene additato con perifrasi variegate e non necessariamente gentili: il palazzinaro centuplicato / da venerabili benevolenze, l’imbroglione da mercato rionale / trasformato a furor di video / in unto del Signore, e ancora l’imprenditore del nulla, / il venditore d’aria fritta.

Segue una serie spiccatamente satirica di sei Trionfi, ognuno dei quali evidenzia le non-qualità del Menzogna. Dall’impudenza alla volgarità al malaffare, le descrizioni dell’agire del soggetto incriminato sono marcate da un carattere prepotentemente realistico-narrativo: 

Nel Trionfo dell’Impudenza
il cavalier Menzogna
disdice quel che ha detto il giorno prima
ma lo fa confermare
da uno dei suoi scherani o manutengoli
per ottenere simultaneamente
l’effetto della prudenza e dell’audacia,
del moderatismo e dell’estremismo,
del perbenismo e della beceraggine:
tanto, lo si vede pensare
dietro la facciata di gomma o plastica
che gli serve da faccia,
mille volte più della verità
vale la garanzia del suo sorriso.

da Trionfi, 1

Le immagini, realisticamente rievocate dal dettato poetico-colloquiale di Raboni, si manifestano chiare a chiunque abbia attraversato quel turpe momento storico. La rievocazione è ancora più esplicita quando ad essere chiamato in campo è il supremo non-valore  della volgarità

Nel Trionfo della Volgarità
in primissimo piano si contempla
una montagna di orologi
e bracciali firmati
delle piú famose gioiellerie
da regalare a sudditi e compari
nelle feste piú o meno comandate
con regale accompagnamento
di pacche sulle spalle
mentre soltanto col binocolo
s’intravede la villa inaccessibile
dove il Menzogna gongola
in compagnia dei grandi della terra.

da Trionfi, 2 

Fonti consultate

Borra, Antonello. 2011. “Poesia e democrazia: il caso dell’ultimo Raboni.” Italica 88 (4): 621-627.

Frigerio, Laura. “Giovanni Raboni. Intevista prima parte.” 2003. VirtualMilano, 7:33.  

Frigerio, Laura. “Giovanni Raboni. Intevista seconda parte.” 2003. VirtualMilano, 7:49.

Podavini, Davide. 2014. “Ricezione ed elaborazione della retorica politica contemporanea: il caso della poesia dell’ultimo Raboni.” Between 4 (7).

Raboni, Giovanni. 1994. “Berlusconi, il Principe e lo spot.” Corriere della Sera 20: 22.

Raboni, Giovanni. 2006. Ultimi versi. Garzanti.

Raboni, Giovanni, and Rodolfo Zucco. 2014. Tutte le poesie: 1949-2004. Giulio Einaudi editore.

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