Una ricorrenza come quella del 19 luglio causa sempre un po’ di dolore anche a distanza di così tanti anni – esattamente 30 quest’anno.
Morivano in quella data del 1992 il magistrato palermitano Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, a soli cinquantasette giorni dalla strage di Capaci – quando a perdere la vita erano stati il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e la loro scorta.
Il pool antimafia messo insieme e guidato dal giudice Antonino Caponnetto dal 1984 nasceva con l’intento di ridurre i rischi e le responsabilità personali, distribuendo quindi il carico di lavoro tra più individui. Purtroppo questa distribuzione di oneri e lavoro non ha fermato le organizzazioni criminali, che hanno commesso nell’arco di cinquant’anni centinaia di omicidi.
Dal 23 maggio – data della strage di Capaci – Paolo Borsellino aveva capito che non gli restava ormai molto tempo. Del resto, il 30 gennaio di quell’anno, già Giovanni Falcone, confidandosi con l’amica Liliana Ferraro, aveva affermato Adesso viene il peggio, proprio quando la Corte di cassazione confermava gran parte delle sentenze del maxiprocesso.
Il lavoro e la tenacia degli uomini di giustizia non hanno però, purtroppo, messo la parola fine a questa storia di abusi e violenza, e dall’ultima Relazione semestrale al Parlamento della Direzione investigativa antimafia si evince che una nuova mafia con interessi diversi si sia sviluppata, che continua a fare riferimento al boss Matteo Messina Denaro – ormai latitante da 29 anni.
U siccu – come viene amorevolmente chiamato dagli amici – è ricercato dal giugno del 1993 e in questo lasso di tempo è riuscito ad avere due figli, mantenersi una fidanzatina, ed essere il capo indiscusso della mafia trapanese. Tra una fuga d’amore e l’altra, si è infiltrato nell’economia, ha inquinato l’imprenditoria nazionale, e gestito, di fatto, la politica trapanese e siciliana – proprio lì dove gli appalti assegnati sono milionari.
Suo è il volto della mafia di oggi nonostante, secondo il rapporto sopra citato, gli interessi delle associazioni criminali guardino adesso a tecnologie più moderne, in particolare alle criptovalute come Bitcoin e Monero, che sfuggono con facilità ai monitoraggi bancari.
Non solo, tra le nuove minacce in tema di riciclaggio vi sono anche le procedure degli Nft – non fungible token -, che potrebbero agevolare la provenienza illecita dei capitali utilizzati per le transazioni, sostanzialmente nascondendola. La Dia spiega come quest’ambito, non essendo ancora normato, potrebbe praticamente essere un canale – quindi un’occasione – sensibile per i traffici illeciti.
Tuttavia, in questo abisso nero di illegalità e di torpore burocratico, si muovono moltissime brave persone che negli anni hanno avuto la forza d’animo di reagire e dal male estrapolare a forza il bene.
Tra di loro vi è l’associazione Campi della legalità, che dal 2004 sui terreni confiscati alle mafie organizza giornate di lavoro nei campi per i giovani di tutta Italia, allestendo, tra le altre cose, delle sessioni di formazione sui temi della lotta alla mafia. La filosofia dei Campi della legalità si basa sulla restituzione dei beni alla comunità e l’organizzazione di iniziative culturali, formative a difesa della democrazia, della legalità, della giustizia sociale, del diritto al lavoro.
In occasione dell’anniversario di morte di Paolo Borsellino, alcune iniziative verranno organizzate a Palermo: ad esempio, il presidio di Scorta per la Memoria sotto l’albero di ulivo in via D’Amelio, simbolo di pace e di speranza, presenzierà all’evento organizzato da Salvatore Borsellino Il suono del silenzio.
Su zirmazine nel corso della settimana tenteremo di prendere parte alla commemorazione a modo nostro: condividendo la conoscenzae unendoci alla lotta per la legalità contro gli abusi e lo strapotere delle organizzazioni mafiose.