Per me cos’è la letteratura? Ecco la letteratura è come un cazzotto con scritto “love” sopra. […] La mia scrittura è molto emotiva. Parlata, piena di suoni, a fumetti, gestuale. Posso fare dei nomi che ho nell’orecchio? Selby, Céline, Burroughs, Bukowski, Arbasino, Celati. Che forti, due maroni …
da On the road fra Carpi e Reggio in Tuttolibri – La Stampa, 9 febbraio 1980
In soli dieci anni di parabola letteraria, Pier Vittorio Tondelli ha descritto attraverso le sue scritture, le numerose facce della società italiana. Si è mosso agilmente tra le controculture degli anni Settanta e la cultura di massa degli anni Ottanta, dimostrando grande versatilità. Dal momento in cui ha pubblicato la raccolta di racconti Altri libertini (1980), quando aveva solo 25 anni, fino alla pubblicazione postuma di L’abbandono. Racconti degli anni Ottanta nel 1993, l’autore emiliano ha sempre giocato con i confini dei generi letterari, senza mai perdere il suo stile inconfondibile, la sua autenticità sfacciata. Leggere Tondelli è come ricevere uno schiaffo in faccia: ci ricorda che il tempo è poco e la vita fuori è troppa. L’umanità rappresentata da Tondelli possiede la rara e invidiabile qualità della spontaneità e dell’affetto senza riserve per le persone e per il mondo.
Non è tuttavia dei suoi libri che voglio parlarvi oggi, ma di quelli che, ispirandolo, hanno reso la sua scrittura forte politica audace. Non mente chi afferma che nella scrittura di chiunque si possano trovare tutti quelli che ha incontrato (e letto) nel corso della propria esistenza. Partiamo allora dalle parole di Pier Vittorio Tondelli stesso.
Lungo addio di Raymond Chandler (1953)
I primi romanzi che ho letto, da ragazzo, sono stati dei gialli. Se dovessi indicare il romanzo più importante del Novecento non avrei esitazioni a indicare Il lungo addio di Chandler.
da Rimini e Gomorra, intervista di Vito Bruno su Reporter – 4 giugno 1985
Lungo addio è un classico del genere noir, pubblicato nel 1953. Il romanzo segue le indagini del detective privato Philip Marlowe, ingaggiato da un ricco editore per ritrovare la moglie scomparsa da diversi mesi. Ciò che sembra essere un semplice caso di fuga improvvisa si trasforma ben presto in un intricato intreccio di intrighi e misteri, che coinvolge personaggi loschi, poliziotti corrotti e membri di una famiglia apparentemente perfetta ma piena di segreti. Il tratto distintivo di Chandler si trova nello stile di scrittura, che mescola l’arguzia e l’ironia ad un linguaggio colorito e ricco di metafore. Il romanzo critica aspramente la società americana del dopoguerra, in cui la corruzione e la violenza sono all’ordine del giorno, e dove la vera giustizia non esiste.
Il romanzo è stato adattato per il cinema diverse volte, tra queste vi è la celebre versione diretta da Robert Altman nel 1973. Considerato uno dei capolavori della letteratura noir, ha influenzato numerosi autori del genere, oltre ad aver consolidato la figura del detective privato come icona della cultura pop.
Colloqui con il professor Y di Louis-Ferdinand Céline (1955)
C’è una battuta di Céline, molto bella, riportata credo da Celati. Gli avrebbero chiesto per chi scrive, quando scrive, o una cosa del genere e lui, con quel suo argot francese, terribile, molto pieno di calunnie, con questo suo linguaggio, aveva detto “che cosa vuole che importi a me di quegli idioti che leggono i miei libri”, cito a memoria.
da Storie, generazioni, linguaggi di Francesco Brancatella e Marino Sinibaldi in Un certo discorso, Rai Radio 3, 30 gennaio 1984
Pubblicato nel 1955, questo volume di Céline è il terzo e ultimo del ciclo che ha dedicato alle vicende autobiografiche del suo alter ego, Ferdinand Bardamu. In questo romanzo, Bardamu è un medico che, dopo aver abbandonato la sua professione, intraprende un viaggio in Africa alla ricerca di nuove esperienze e di un senso alla vita. Durante il suo viaggio, incontra il professor Y, un personaggio enigmatico e misterioso che lo conduce in un’odissea tra visioni allucinatorie, esperienze sessuali estreme e dialoghi surreali.
Il libro rappresenta uno degli esempi più emblematici della scrittura di Céline; caratterizzata da uno stile innovativo e controverso, in cui il linguaggio colloquiale si mescola all’uso di neologismi, di una sintassi spezzata e di una punteggiatura insolita, il tema principale del libro è la ricerca del senso dell’esistenza, ma anche la critica al materialismo e alla superficialità della società contemporanea.
Colloqui con il professor Y è un romanzo sperimentale e complesso, che richiede un certo sforzo di comprensione e una certa apertura mentale. L’opera, di grande valore letterario, ha contribuito alla consacrazione di Céline come uno dei più importanti scrittori del Novecento europeo.
I sotterranei di Jack Kerouac (1958)
Parlando di Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta (1990):
Sono un pessimo viaggiatore, e di piccolo cabotaggio. Questo non è un libro alla Chatwin, io conosco le città prima attraverso i romanzi, poi con l’esperienza diretta, per questo cammino spesso sulle strade dei miei miti letterari, Kerouac in testa.
da Un picaro degli anni Ottanta di Gabriele Romagnoli in Tuttolibri – La Stampa, 8 dicembre 1990
Il romanzo dello scrittore americano Jack Kerouac, pubblicato nel 1958, è ispirato alla relazione tra Kerouac e una donna afroamericana, conosciuta con lo pseudonimo di Mardou Fox, e racconta la vita della comunità bohémien di San Francisco degli anni ’50. La storia è narrata in prima persona dal protagonista Leo Percepied, un giovane scrittore che si innamora di Mardou, una ragazza afroamericana dall’animo ribelle. Il romanzo è strutturato come un flusso di coscienza che segue la mente del protagonista, in cui si intrecciano pensieri ricordi impressioni. La narrazione segue i loro incontri, le loro discussioni, le loro passioni e le loro liti, e descrive anche il composito ambiente bohémien che li circonda.
I sotterranei è stato uno dei primi romanzi a rappresentare l’esperienza dei giovani della Beat Generation – movimento culturale degli anni ’50 e ’60 che si contrapponeva alle convenzioni sociali dell’epoca. Kerouac è stato uno dei suoi principali esponenti, ed ha influenzato molti altri scrittori e artisti del tempo. Il romanzo è anche stato adattato in un film nel 1960, diretto da Ranald MacDougall.
L’Anonimo lombardo di Alberto Arbasino (1959)
Senza dubbio sono stato influenzato, più che da qualche autore, da alcuni testi per me fondamentali. Per esempio L’Anonimo lombardo, che nella prima edizione conteneva anche il racconto “Le piccole vacanze”, è senza dubbio il più bel libro che Arbasino abbia scritto, pieno di indicazioni di poetica e quasi di suggerimenti su un tipo di scrittura, su un tipo di letteratura. Quello fu un libro molto importante perché non solo mi dava queste indicazioni critiche sull’adozione del linguaggio parlato o sulla costruzione del personaggio, ma proprio perché era già uno stile che io sentivo molto nelle mie corde, lo stile cioè di un racconto dolceamaro. Arbasino era ancora dolceamaro, non era solamente ironico, o buffone, o cialtrone. Credeva proprio in una stagione della giovinezza.
da Una scena per l’età del rock di Angelo Mainardi in Mondo operaio, dicembre 1985
L’Anonimo lombardo è un romanzo-manifesto della letteratura italiana degli anni ’60, che si stacca dalla tradizione neorealista e si avvicina alle nuove tendenze letterarie europee, come il nouveau roman francese. Il libro è composto da una serie di racconti senza ordine cronologico o logico, ma collegati da un filo conduttore: l’anonimato della vita urbana. Protagonista del libro è la città di Milano, che viene descritta in modo preciso e dettagliato, ma anche con un certo distacco, come se Arbasino volesse mettere in evidenza l’alienazione degli individui che la abitano.
Arbasino gioca con il linguaggio e la struttura del romanzo, introduce elementi sperimentali come la discontinuità narrativa, le descrizioni di oggetti e ambienti senza riferimenti a personaggi, l’uso di parole straniere e di tecnicismi. Il risultato è un libro che mette in discussione le convenzioni della narrativa tradizionale e invita il lettore a riflettere sul rapporto tra individuo e società moderna.
Anonimo lombardo è stato un libro molto innovativo per l’epoca e ha contribuito a rinnovare la letteratura italiana degli anni ’60, aprendo la strada a nuove forme espressive e a tematiche più attuali e complesse.
Tondelli era un attento osservatore del mondo: era curioso di capire cosa muovesse la sua epoca e osservava con più insistenza ciò che non era davanti agli occhi di tutti. Il viaggio, la fuga e il ritorno sono temi costanti nella sua opera; così come la provincia – la sua Correggio – rappresenta il luogo di partenza, ma anche quello dove si torna per ritrovare un senso di innocenza, dove si torna per confrontarsi con la difficoltà della vita adulta. La sua scrittura emotiva, gestuale è l’unica cosa che gli importava davvero, poiché la sua forza era in grado di alleviare l’inconsolabile solitudine di essere al mondo.
Fonti consultate
Arbasino, A. (2018) L’anonimo lombardo. Adelphi Edizioni spa.
Carnero, R. (2018) Lo scrittore giovane: Pier Vittorio Tondelli e la nuova narrativa italiana. Bompiani.
Chandler, R. (2003) Il lungo addio. Feltrinelli Editore.
Céline, L.-F., Celati, G. and Cardelli, M. (2020) Colloqui con il professor Y. Quodlibet.
Kerouac, J. (2012) I sotterranei. Edizioni Mondadori.
Panzeri, F. (2021) Pier Vittorio Tondelli. Viaggiatore Solitario. Interviste e conversazioni 1980 – 1991. Bompiani.