Il concetto di democrazia ha radici antichissime: i primi a parlarne furono gli antichi Greci; il termine, infatti, deriva dalla crasi di due parole del greco antico, demos (“popolo”) e kratos (“forza”, “potere”), e il significato letterale suona più o meno come potere del popolo. Ma questa che sembra già una delle innovazioni più importanti del mondo antico nascondeva già ai tempi, e tuttora nasconde, oscuri risvolti.
Già nell’antica Grecia, infatti, la democrazia come forma di governo, di cui quella ateniese costituisce sicuramente il più fulgido esempio, non presupponeva la partecipazione di tutto il popolo alla scelta dei membri che avrebbero ricoperti ruoli governativi, ma solo di una ristretta parte di esso, ossia i cittadini di sesso maschile in età adulta. Da questo risulta dunque che erano escluse dal voto, in primo luogo, le donne; inoltre, anche gli stranieri, ossia i cittadini provenienti da altre poleis (“città”) e gli schiavi non erano ammessi a partecipare alla vita politica attiva.
Sono trascorsi secoli da quel momento. Sembrava che, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la democrazia avesse finalmente preso il sopravvento rispetto a tutte le altre forme di governo autoritarie che per secoli avevano afflitto il globo terracqueo.
Ma siamo davvero sicuri che sia così?
L’avvicinarsi delle elezioni legislative in Italia, previste per il prossimo 25 settembre, ci regala un’occasione troppo lauta per parlare di democrazia, non lasciamocela scappare, dunque. Così, mentre ci apprestiamo alle urne, comprendiamo che di democratico, in quello che sta accadendo adesso, probabilmente non vi è molto.
Su una popolazione di circa 60 milioni di persone, la maggior parte degli aventi diritto al voto (26 milioni) appartengono ad una fascia d’età over 50, mentre solo 10 milioni di persone hanno meno di 35 anni. Ne consegue che, seppur da parte dei partiti politici si sia cercato di attirare i più giovani con delle proposte elettorali accattivanti (dal mutuo agevolato a sussidi per la locazione delle stanze per gli studenti fuori sede), non si potrà evitare di proporre politiche a favore e in supporto delle fasce di età più avanzata. E’ fuor di dubbio che, essendo la popolazione italiana piuttosto aged, sia necessario cercare in qualche modo di accontentare la maggioranza; ciò non toglie, però, che i bisogni e le richieste dei più giovani rimangono sistematicamente non ascoltate.
Per non parlare, poi, delle problematiche concrete legate all’esercizio del voto stesso. I cittadini italiani residenti all’estero, per fare solo un esempio, per esercitare il proprio diritto di voto devono essere regolarmente iscritti a liste elettorali specifiche, e viene loro inviato un plico, generalmente qualche tempo prima rispetto al giorno in cui hanno luogo effettivamente le elezioni, in cui sono contenute le schede elettorali ove apporre le loro preferenze. Ogni volta sempre la solita solfa: plichi su plichi smarriti, ritardi, lamentele e chi più ne ha più ne metta.
Non solo i cittadini residenti all’estero riscontrano difficoltà nell’esercitare quello che è un loro diritto di cittadini: anche i fuori sede, stimati in un numero di circa 5 milioni, siano essi studenti o lavoratori, che lavorano o studiano in una città che non è quella di residenza, per poter esprimere la loro preferenza devono percorrere chilometri su chilometri, sborsando quantità di denaro esorbitanti; non è ancora prevista, infatti, la possibilità di votare in una sede diversa dalla propria città di residenza, e una proposta di legge mirante a disciplinare questo aspetto da lungo tempo è ormai arenata in Parlamento.
Se ci si sofferma, dunque, sul vero significato della democrazia, si può vedere, dunque, che forse nessun Paese è davvero democratico. Perché ci sia un vero governo democratico, è necessario che ci sia informazione, dialogo, e supporto da parte dell’elettorato passivo – che, allo stato attuale, sa solo fare promesse pur già consapevole di non poter mantenere.
Questa settimana zirmazine si attiverà invece a supporto dei principi democratici in tutte le loro sfaccettature. Affinché la democrazia non muoia, è necessario alimentare il dibattito, cercare il confronto, avvicinarsi alle questioni più spinose. Per non lasciare la testa sotto la sabbia, ma per tirarla fuori, tenerla alta e lottare perché quegli ideali che sembrano oggi così obsoleti non muoiano.