Il Mediterraneo collega tre continenti e, grazie alla sua centralità, è stato da secoli crocevia di uomini e merci. Lungo le sue sponde sono nate e si sono sviluppate le più importanti civiltà, influenzate anche dagli scambi culturali che la navigazione permetteva, creando collegamenti fra di esse. Civiltà come quelle dei Fenici, dei Sumeri, dei Babilonesi, degli Assiri, degli Egizi, dei Ciprioti, della Grecia, della Sicilia, della Magna Graecia e di Roma. Il Mediterraneo è alla base della nostra storia, e conserviamo, proprio grazie a quello scambio di merci e manufatti, le ricchezze conservate nei nostri musei archeologici.
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Ma esiste anche un patrimonio sommerso e di cui poco si parla: quello dei parchi e siti archeologici subacquei. La relativamente giovane archeologia subacquea ci ha condotto negli ultimi anni ad importantissime scoperte storico-artistiche.
Le coste nord-africane e la Grecia
Ad Alessandria D’Egitto molti conoscono la leggenda della tomba di Cleopatra. C’è chi dubita dell’esistenza, chi pensa che il sepolcro si trovi nel villaggio di Teporis Magna e chi sostiene che Cleopatra sia sepolta sotto la sabbia del porto. I quartieri reali di Alessandria, infatti, scivolarono in mare a causa dei terremoti che scossero la città fra IV-VIII sec. a.C . Dalle rovine sono emersi straordinari manufatti come monete, amuleti, statuette e statue di guerrieri, sfingi e varie navi utilizzate per il trasporto e l’immagazzinamento. Ma saccheggi, vandalismo e calamità atmosferiche ne hanno distrutto ulteriormente il sito. Ciò che si conosce della mitica città sono i resti del Pharos (Il faro) presenti sia a terra che in mare; parte di essi sono stati utilizzati nel XV sec. per creare la fortezza del sultano, i restanti sommersi si possono, però, ammirare durante un’escursione.
Sempre in Egitto, nella baia di Abukir, è stata scoperta nel 2019 l’antica Herakleion, centro nevralgico per gli scambi di merci fra Nilo e Mediterraneo. Scomparsa 1200 anni fa, di essa sono riemersi relitti, monete d’oro, pesi da Atene, una stele scritta in egizio e greco e diversi manufatti religiosi.
In Grecia a Capo Greco, invece, a largo della costa orientale di Cipro, 1800 anni fa affondò una nave romana che trasportava 130 anfore contenenti vino. Insieme ad essi importanti oggetti per la conservazione del cibo ed utensili che ci permettono di ricostruire la vita dei marinai dell’Impero Romano. Ma il ritrovamento greco più importante è Plavopetri. Popolata fino a 5mila anni fa, si trova a largo della costa meridionale della Grecia ed è uno dei siti sommersi più importanti del mondo, poiché è la città più antica sommersa. La città micenea era un importante nodo commerciale delle civiltà minoica e micenea. Capolavoro di urbanistica con un complesso sistema di gestione delle acque. I ricercatori ne hanno riscoperto strade, abitazioni, sepolcri ed un megaron (edificio rettangolare che fungeva da mercato).
Le coste italiane e la Sicilia
Per quanto riguarda i siti mappati in Italia, essi sono circa mille, ma quelli sommersi e non schedati, sono molti di più. Fra i più noti: il parco sommerso di Baia. In superficie troviamo grandi statue, passaggi coperti ed una villa decorata con mosaici, ma è al di sotto che vi sono i tesori più preziosi.
La città venne sommersa dal mare nel 1500. L’area ricopre 177,7 ettari compresi fra i limiti occidentali dell’antico Lacus Baius, sede del museo archeologico dei campi flegrei (vasta area di origine vulcanica di 13 km comprendente il parco archeologico sommerso più frequentato al mondo, fra le cui più famose attrazioni vi è un anfiteatro flavio) e l’ex area industriale del litorale puteolano. La villa dei Pisoni, la villa con ingresso a protiro, il Ninfeo di punta Epitaffio, la via Herculanea, il Portus Julius e le pilae della Secca Fumosa sono alcuni dei tanti siti archeologici compresi nel parco all’interno del quale sono possibili visite subacquee, in snorkeling, in canoa, escursioni in barca col fondo trasparente e attività nautiche e marittime.
Nel Porto sommerso di Egnazia, vicino Fasano, sul litorale antistante, troviamo l’acropoli dell’antica città, dove si possono ammirare importanti presenze archeologiche fra cui imponenti strutture cementizie, interpretabili come attracchi portuali di epoca romana ed incassi rettangolari intagliati nella roccia riconducibili a sepolture nella roccia. Dallo studio delle strutture subacquee, è emerso che sono opere edilizie realizzate direttamente in acqua seguendo due modi di costruire che Vitruvio ci illustra nel suo De Architectura : l’opera a piloni e l’opera a fondazione continua.
Nel Parco archeologico di Kaulonia, al confine tra Reggio Calabria e Catanzaro, ci sono, invece, 40 blocchi e 2 basi di colonne ioniche che giacciono sul fondale. I primi avvistamenti di materiale archeologico sommerso in mare antistante al tempio dorico di Koulonia, risalgono al 1935. Poiché tutta la zona litoranea è soggetta ad un costante arretramento della costa, è certo che l’area un tempo dovesse essere emersa.
Sempre in Calabria, vi è il museo archeologico di Crotone. A Punta delle Castella, in una frazione di isola Capo Rizzuto a Crotone, vi è un percorso archeologico che, a sud del castello aragonese, si estende a circa 200 metri dalla costa e a 5 metri di profondità. In esso i resti di una scalinata, due magazzini, vari tagli di cava e lavorazioni fanno pensare ad un pezzo di costa scomparso in mare. Sui fondali relitti e manufatti. Fra di essi spicca un’insolita concentrazione di cannoni in ghisa e resti metallici che si trovano a circa undici metri di profondità e non sono distanti dalla costa.
Sebastiano Tusa nel 2004 ha istituito la Soprintendenza del mare in Sicilia comprendendo le grandi potenzialità di sviluppo turistico ed economico offerte dal patrimonio sommerso.
Grazie a Tusa, la Sicilia vanta 23 itinerari in 16 località, ma mancano i servizi turistici integrati nelle località di interesse. Posta al centro delle rotte marittime del Mediterraneo, i fondali della Sicilia sono ricchi per ciò che riguarda il patrimonio archeologico, ancora in parte sconosciuto. Ma purtroppo, parte di tale patrimonio, in passato è stato trafugato. Compito della Soprintendenza è svolgere attività di ricerca, censimento, tutela, vigilanza, valorizzazione e fruizione. Prima in Italia, essa si rifà al modello greco che possiede una struttura analoga, ma a livello nazionale. Per coadiuvare la soprintendenza, è partito il Progetto Stars (Sistema integrato per la tutela dell’archeologia subacquea), progetto di videosorveglianza dei siti subacquei che previene intrusioni nelle aree protette.
Una delle aree più delicate della Sicilia è Mazzara del Vallo. Dalle sue acque tra il 1997 ed il 1998, fu recuperato il Satiro danzante. Esso potrebbe provenire dal relitto di una nave ellenistica che naufragò fra il III e il II sec a.C. fra Pantelleria e Capo Bon. Ciò dimostra come tutto il canale di Sicilia e Mazzara del Vallo andrebbero sottoposti a stretta e particolare tutela. Tutti questi siti sono stati proposti per la realizzazione di un itinerario europeo del patrimonio culturale europeo del Mediterraneo comprendente Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Egitto, Grecia, Israele e la Turchia.
I ‘nemici del mare’
Nonostante nel 2001 siano nati la convenzione Unesco per la protezione del patrimonio subacqueo ed il progetto Restaurare sott’acqua dell’Istituto centrale del restauro, il problema con cui si misura questo enorme giacimento culturale (vero e proprio tesoro di storia e civiltà che va dalla preistoria sino alla seconda guerra mondiale), restano la catalogazione dei reperti, la loro conservazione e la loro valorizzazione. Essi aiuterebbero a contrastare tutti i vari nemici del mare. I primi tra questi sono il corrispettivo dei tombaroli, cioè i relittari.: i sub dediti alla ricerca di relitti sommersi per recuperare oggetti antichi e preziosi per scopo di lucro o collezionismo personale. Insieme a loro le archeomafie: il peggior nemico del nostro patrimonio archeologico. Con archeomafie si definiscono tutte quelle attività malavitose legate al furto, allo scavo clandestino e al traffico internazionale di opere d’Arte e reperti archeologici. Essi approfittano dell’impossibilità di un fitto controllo delle coste da parte delle autorità per compiere le loro razzie.
Segue l’inquinamento marino. Le tonnellate di fanghi, veleni e metalli riversati in mare dalle industrie, non sono pericolosi solo per noi e la flora e la fauna dei fondali, ma anche per i reperti nascosti in essi, accelerandone i processi di degenerazione. Ed ad esso si uniscono la pesca sui fondali ed il turismo marino. La prima con le pesanti reti a strascico, che rastrellano per ore i fondali, non solo rischia di devastare antichi relitti ed i loro carichi, ma se ne escono indenni, rischia che essi cadano in mani sbagliate come quelle dei relittari o delle archeomafie. L’ultimo con la sempre più diffusa e costante attività di diving nelle località turistiche ha dato vita a quel turismo subacqueo sconsiderato e fai da te che può sfuggire al controllo delle autorità e la facile sottrazione di reperti dal mare.
Quali potrebbero essere delle soluzioni plausibili ?
Aiuterebbe, senza dubbio, rafforzare la cooperazione internazionale in ambito europeo e Mediterraneo con principi validi a livello internazionale che regolino la tutela del patrimonio archeologico subacqueo. Servirebbero, poi, ulteriori provvedimenti legislativi di sensibilizzazione, prevenzione e repressione per contrastare i nemici del mare. Ad esempio, un impiego di più risorse economiche ed umane nel settore della tutela del patrimonio archeologico subacqueo, la riduzione dell’inquinamento dei mari e rendere le attività di pesca e turismo compatibili con la tutela del patrimonio. Sarebbe importante, soprattutto, sostenere la ricerca archeologica per promuovere un censimento completo del patrimonio archeologico subacqueo italiano, con l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio continuo e l’istituzione di nuove soprintendenze del mare e di nuovi parchi archeologici subacquei. Ciò, insieme alla realizzazione di guide e decaloghi, come quello realizzato da Legambiente su come salvaguardare l’Arte del mare, farebbe conoscere il nostro patrimonio a tutti noi, spingendoci a proteggerlo e a volerlo preservare .
Fonti consultate:
- Enrico Montanari, L’archeologia subacquea: i 10 siti sommersi più interessanti del Mondo, ilturista.info;
- I musei sommersi da visitare in Italia, inabottle.it;
- F.G (Nexta), Archeologia subacquea in Italia: Spuntano intere città sommerse, lastampa.it, 11/07/2016;
- Le 10 città sommerse più spettacolari del Mondo, turismo.it;
- Alessandria ( Egitto). Scoperta nel Mediterraneo la mitologica città egizia di Heracleion, archeomedia.net, 24/11/2019;
- Lucio Luca, Un itinerario Europeo del Patrimonio culturale subacqueo del Mediterraneo, larepubblica.it, 23/11/ 2021;
- Nasce il Mediterranean Underwater Cultural Eritage, ansamed.info , 05/11/2021;
- Turismo Archeologico Subacqueo, parte dalla XXIII Borsa Mediterranea del Turismo archeologico la proposta al Consiglio d’Europa per l’Itinerario Culturale Europeo nel ventesimo della Convenzione Unesco del Patrimonio subacqueo. Illustrati i quattro siti italiani di archeologia subacquea. Consegnato il premio Tusa. Al Mann aprirà una sezione sul Mediterraneo, archeologiavocidal passato.com, 28/11/2021;
- Domenico Palmiotti, Tesori sommersi, mille siti archeologici subacquei in Italia, ilSole24ore.com, 19/12/2021;
- Vera Viola, Archeologia subacquea, da Paestum il progetto di un itinerario europeo, ilSole24ore.com;
- FedericaSacco, Tsao Cevoli, Lidia Vignola, Daniele Putrella e ANA, L’Arte sotto il mare- Legambiente, legambiente.it,