Se si pensa alla regione del Mediterraneo, molti personaggi storici e politici possono venire alla mente. Sicuramente, più di qualcuno penserà ai leader che hanno guidato i Paesi della regione MENA (Middle East and North Africa) verso l’indipendenza dalle potenze coloniali occidentali che per decenni, se non per secoli, li dominarono. Ma se pensiamo anche a chi ha contribuito in Italia a portare avanti una politica filoaraba, pochi meglio di Enrico Mattei potrebbero essere in grado di rappresentare tale aspetto.
Enrico Mattei: dall’uomo al mito
Enrico Mattei nacque il 29 aprile 1906 in un paese in provincia di Pesaro, Acqualagna. La famiglia di Mattei non era particolarmente benestante, nonostante il padre lavorasse come carabiniere: per questo motivo, il giovane Enrico fu presto costretto a iniziare a lavorare presso una conceria nei pressi di Macerata, dove la famiglia Mattei si era spostata per via del trasferimento del padre. In poco tempo riuscì a diventare direttore del laboratorio grazie alle sue eccellenti doti; tuttavia, quando la crisi economica del 1929 colpì anche l’Italia, il laboratorio presso il quale lavorava fu costretto a chiudere. Fu così che Enrico, assieme ai suoi fratelli, decise di trasferirsi a Milano, dove nel 1934 fondò l’Industria Chimica Lombarda.
Con l’avvento della Seconda guerra mondiale, Mattei si avvicinò alla politica, partecipando ai movimenti della Resistenza partigiana e stringendo contatti con la Democrazia Cristiana, cui rimarrà legato anche nel Dopoguerra.
A causa dei suoi ottimi rapporti con i maggiori esponenti della DC, Enrico venne incaricato di occuparsi della liquidazione degli assets dell’AGIP, l’Azienda Generale Italiana Petroli, fondata per portare avanti una propria politica nel settore petrolifero durante gli anni del fascismo. Mattei, tuttavia, scelse di non seguire i dettami del governo e di rilanciare l’AGIP per perseguire lo scopo di garantire l’indipendenza energetica del Paese. Ai tempi, infatti, i più grandi produttori di petrolio erano i Paesi arabi, cui l’Italia era rimasta legata già dagli anni della dittatura mussoliniana; in questi Stati, ancora assoggettati al dominio delle potenze coloniali (tra cui, in primo luogo, l’Inghilterra), l’estrazione del petrolio era la prima fonte di ricchezza, che tuttavia veniva sfruttata dai Paesi occidentali che vi avevano installato la sede di importanti multinazionali. L’obiettivo di Mattei era chiaro: riuscire a rendere l’Italia un Paese leader nella fornitura di energia, tra cui, in primo luogo, quella petrolifera. Con l’accordo delle coalizioni di governo, nel 1953 venne fondata l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi), che sarà uno degli attori principali della diplomazia italiana, con una particolare attenzione per i Paesi della regione MENA.
Il più grande risultato raggiunto dall’Eni fu appunto quello di riuscire a portare avanti una propria diplomazia, autonoma rispetto a quella del governo, con una spiccata ottica terzomondista. Mattei riuscì infatti a stringere accordi con importanti produttori di petrolio, ledendo così il vantaggio competitivo delle sette maggiori compagnie petrolifere mondiali (quelle che Mattei stesso definì “le sette sorelle”). Nel fare ciò, si avvalse di relazioni dirette (dunque non mediate dal governo) con i leader di importanti Paesi quali Persia (l’antico nome di quello che oggi viene chiamato Iran), Egitto, Libia, Tunisia e Algeria; questo gli garantì la possibilità di stringere accordi con questi Paesi, in cui la novità principale erano le condizioni cui venivano sottoposti. Se infatti le multinazionali occidentali generalmente garantivano una percentuale ridotta di profitti per i Paesi ove il petrolio veniva concretamente estratto, Enrico Mattei per la prima volta tra i leader del mondo occidentale si occupò di inserire all’interno degli accordi clausole più eque in merito alla ripartizione dei proventi derivanti dalla vendita del greggio. Anche grazie a lui l’Italia guadagnò una posizione di rilievo all’interno del polo terzomondista, guadagnandosi il rispetto dei leader del Movimento dei non allineati e continuando a supportarli nell’ambito delle organizzazioni internazionali.
Quello che preme particolarmente evidenziare è che, tra gli altri fattori, lo sviluppo dell’Eni contribuì in maniera determinante al cosiddetto miracolo economico degli anni Cinquanta, ossia quella fase di straordinaria crescita economica cui fu soggetto il nostro Paese nel periodo successivo alla fine della guerra e alla sua entrata nel blocco occidentale (concluso con l’adesione alla N.A.T.O., di cui figura tra i Paesi membri fondatori).
Nei miti spesso accade che i protagonisti vadano incontro a prematura morte. Così accadde anche per Mattei, che morì il 27 ottobre 1962 in un incidente aereo del suo aeromobile privato. Sulle circostanze della morte si è a lungo speculato credendo fosse stato vittima di un attentato. In mancanza di prove in merito, non disponendo d’altro se non di fantasiose elucubrazioni, altro non resta se non ricordare, nel sessantesimo anniversario della sua morte, uno dei più grandi protagonisti dell’affermazione dell’Italia come Paese potenzialmente in grado di influenzare gli equilibri internazionali.
Fonti utilizzate
https://www.eni.com/it-IT/chi-siamo/enrico-mattei.html ultimo accesso 03 luglio 2022
S. Beltrame, R. Marchetti, “Per la patria e per profitto”, Luiss University Press, Roma, 2022
A. Varsori, “L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992”, Laterza, Roma-Bari, 1998