Fabbricare, fabbricare, fabbricare preferisco il rumore del mare

*in copertina: Per ottanta centesimi! di Angelo Morbelli (1895-1897); il titolo è invece un verso dai Canti orfici del poeta Dino Campana.


Fabbricare fabbricare fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare

Pare che con queste parole Dino Campana abbia dato il via all’ormai famoso luogo comune dei giovani scansafatiche che non vogliono lavorare! 

Si scherza – la verità è che negli anni in cui fu scritta questa poesiola (1911-13), Campana aveva lavorato moltissimo, aveva fatto lavori di tutti i tipi: manovale, stalliere, suonatore di triangolo, fabbro e persino venditore di stelle filanti ad Odessa. Evocare il mare, forza primigenia del fare e disfare, significa evocare una vita lavorativa di continua costruzione e demolizione, una parabola infruttuosa – una parabola di cui ancora oggi siamo vittime. 

Oggi è primo maggio, – insieme al 25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo – si tratta della festa più importante d’Italia. Ma la Festa dei lavoratori è una festa internazionale, nata per commemorare la lotta dei lavoratori per i propri diritti. Già dall’inizio del XIX secolo, i lavoratori iniziavano ad organizzarsi in sindacati e movimenti per rivendicare i loro diritti. Il primo maggio fa riferimento nello specifico all’1 maggio del 1886, quando iniziò la grande manifestazione degli operai di Chicago che decisero di scioperare per ottenere l’ottava ora di lavoro giornaliera. Come ancora oggi molte delle manifestazioni per i diritti, anche allora la manifestazione in questione fu violentemente repressa dalle forze dell’ordine, con un bilancio di morti e feriti tra i manifestanti. Al solito, a seguito di questa tragica vicenda, la data del primo maggio divenne simbolica per la lotta dei lavoratori. 

Oggi in Italia, sono numerose le manifestazioni e gli eventi per questa celebrazione. Elly Schlein, la nuovissima e giovanissima segretaria del Partito Democratico, ha preso parte ad un corteo a Portella della Ginestra, dove il primo maggio del 1947 si consumò quella che è passata alla storia come strage di Portella della Ginestra; in quella funesta occasione persero la vita, per mano della banda criminale di Salvatore Giuliano, undici tra i molti contadini e lavoratori lì riunitosi per celebrare il primo maggio.

In pochissimi minuti di dichiarazioni, la Schlein tocca alcuni dei punti fondamentali che gravitano attorno all’affaire lavoro: salario minimo, lavoro digitale, decreto lavoro formalizzato (proprio oggi) dal governo.  

Ebbene sì, pare che il governo abbia scelto proprio questa giornata simbolo per dare il via libera al decreto lavoro. Molti i punti di contrasto con le opposizioni, la risposta più vigorosa viene certamente dai sindacati che rivendicano la sacralità di questa giornata di festa nazionale e lamentano il poco o latente preavviso ricevuto.

Che epoca buia la nostra! A sentire il presidente Meloni, pare che il periodo che stiamo vivendo sia in assoluto il peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. Una considerazione questa di un certo peso: complesso da stabilire, neanche fosse una gara al peggiore! 

Ma la gara è ancora aperta. C’è chi fa riferimento agli anni di piombo in Italia per contrastare questa forte e decisa dichiarazione. Chi offre di peggio?

A me adesso, per esempio e senza alcun nesso con l’affermazione precedente, viene in mente la notizia in cui mi sono imbattuta qualche giorno fa – si tratta di una notizia di carattere divulgativo sul cosiddetto papiro dello sciopero, un documento di natura burocratica scritto in antico egiziano, risalente nientepopodimeno che al regno di Ramesse III.

Papiro dello sciopero – fonte museoegizio.it

Il documento in questione riporta la notizia di uno sciopero avvenuto nel periodo tra ​​1190 e il 1077 a.C., quando le difficoltà di natura politica ed economica hanno portato ad una sospensione delle razioni dei lavoratori e scatenato un conflitto tra le autorità e i lavoratori. A seguito del primo sciopero, sembra che le autorità avessero concesso il pagamento delle razioni mensili di grano richieste dagli scioperanti, ma la protesta continuò; i lavoratori chiedevano di essere ascoltati direttamente dal faraone. 

Che dire? Sono trascorsi migliaia di anni e la lotta perpetua tra governanti e lavoratori pare non si sia mai indebolita, anzi mi viene da dire che si sia per certi versi e in alcuni periodi storici persino inasprita. 

Siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale che, dopo la fuliggine della prima, la scossa elettrica della seconda e la tendenza al micro- (-processore elettronico) della terza, si dirige alla conquista di nuove tecnologie digitali e nuove frontiere biologiche. Qualcuno ha idea di cosa avverrà? Qualcuno ha anche solo una vaga idea di cosa vorrà dire per il sistema-lavoro affidare a dispositivi ciberfisici i compiti che prima spettavano a noi limitati e malaticci esseri umani?

Nel corso del mese di maggio, proveremo ad osservare da vari punti di vista l’ampia tematica del lavoro. Restate sintonizzati. Vi lascio in questa giornata carica di significato con la parola poetica di Philip Larkin, alcuni versi dalla poesia Toads

Why should I let the toad ‘work’
Squat on my life?
Can’t I use my wit as a pitchfork
And drive the brute off?

Six days of the week it soils
With its sickening poison –
Just for paying a few bills!
That’s out of proportion.

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