Quando si parla di Giappone, inevitabilmente vengono alla mente immagini che riconducono ad una dimensione esotica, poco conosciuta, misteriosa, e, per questo, quasi fantastica. Non si tratta di un mero bias: i manga , i celeberrimi fumetti giapponesi, sono parte integrante e pregnante della cultura giapponese. Ma il Giappone non è solo questo; è anche questo, ma molto di più, too.
Guardare l’Oriente con gli occhi di un occidentale non è mai semplice. L’essere nati e cresciuti nella culla di quella civiltà che poi ha finito, in un modo o nell’altro, per dominare le altre ha i suoi pro e i suoi contro; tra questi ultimi, possiamo sicuramente annoverare la tendenza a considerare tutte quelle persone che sono diverse come altro, qualcosa di molto lontano da noi, e quindi di estraneo.
Se alcuni riescono a farsi incuriosire dal diverso, altri lo temono, e la paura, si sa, gioca brutti scherzi. Non è molto lontano, a ben pensarci, il periodo in cui, a causa dell’identificazione del Covid-19 come il virus portato dalla Cina, negli Stati Uniti si è registrato un deciso aumento delle violenze nei confronti di persone di nazionalità asiatica .
Il Giappone, però, sotto questo punto di vista, è sempre stato diverso. Il suo trascorso storico peculiare e il suo essere stato un vero e proprio impero fino a meno di un secolo fa ha fatto sì che, nonostante tutto, esso venisse considerato come una sorta di ibrido: il Paese si presenta infatti sì con dei particolari tratti riconducibili alla civiltà asiatica, ma è anche, per molti versi, profondamente occidentalizzato. La dedizione tipica dei giapponesi per il lavoro; il conseguente alto tasso di suicidi dovuti alla situazione di eccessivo stress e pressione sociale; la popolazione mediamente più anziana rispetto agli altri Paesi del continente: sono, tutti questi, fattori che contribuiscono ad identificare i giapponesi come un popolo, per così dire, a metà strada tra l’Occidente e l’Oriente, una sorta di ponte tra le due culture.
Sicuramente su questo influisce anche il passato relativamente recente: uscito sconfitto dalla Seconda guerra mondiale, dopo aver dovuto rinunciare all’impero che si stava costruendo al grido di l’Asia agli asiatici che tanto ricorda gli slogan populisti di questi anni, due delle sue città più importanti, Hiroshima e Nagasaki, vennero distrutte da un’esplosione nucleare il 6 e il 9 agosto 1945, il che ha lasciato un segno indelebile nella psiche dei giapponesi. La successiva amministrazione statunitense, terminata con il trattato di pace del 1951, lasciò al Paese un’impronta dirigista difficile da eliminare, i cui tratti salienti vennero poi ripresi dagli esponenti di governo più influenti. Non da ultimo, dall’ex primo ministro Shinzo Abe, assassinato l’8 luglio scorso, che probabilmente più di tutti è riuscito ad incarnare i valori liberisti che così decisamente vengono perseguiti dall’Occidente.
Il Giappone, però, ha anche una componente mitica. Ne è la riprova l’impostazione stessa della cultura giapponese, in cui il fantastico si mischia al reale e lo pregna al punto tale da esserne parte integrante e inscindibile. Un esempio su tutti è la celebrazione di diverse ricorrenze legate ad una componente simbolica e religiosa, come la festa di Tanabata, che quest’anno verrà celebrata il 4 agosto.
Questa settimana abbiamo cercato di dare la nostra visione del Giappone, osservandolo sia dal punto di vista più simbolico sia dal punto di vista più concreto, senza tralasciare la commistione tra i due.
La nostra Anna Mallamace ci ha già parlato delle stampe ukiyo-e e della loro capacità di raffigurare la realtà quasi come fosse alterata, e Nina Santoro ha voluto regalarci delle chicche sui libri da leggere a tema Giappone; altro ancora ci aspetta, con Cristina Caserta e la sua Plastic Love e il lancio di #whatif, la nuova serie di articoli, con un pezzo di Adele Samarelli che ci farà scoprire cosa sarebbe potuto succedere se il Giappone non avesse perso la Seconda guerra mondiale.
Molto altro ancora accadrà a Zirma durante questa settimana, quindi state all’erta e aspettate che il caldo vento d’Oriente vi travolga!