RAGAZZA: Gli uomini sono tutti uguali.
ELIZA: In che senso?
RAGAZZA: Ci rompono sempre le scatole per una cosa o per l’altra.
ELIZA: Ti viene in mente un esempio specifico?
RAGAZZA: Il mio ragazzo mi ha fatto venire qui.
ELIZA: Il tuo ragazzo ti ha fatto venire qui?
RAGAZZA: Dice che sono sempre depressa.
ELIZA: Mi spiace che tu sia depressa.
Questo è l’estratto di una discussione tra uno psicoterapeuta (Eliza) e la sua paziente. Eliza non è un essere umano, ma un programma scritto verso la metà degli anni ‘60, una parodia di un terapeuta Rogersiano. Il meccanismo di funzionamento del programma era semplicissimo: rispondeva sempre con domande che riformulavano le affermazioni del paziente.
Da allora, i programmi che emulano il linguaggio naturale hanno fatto passi da gigante e oggi ChatGPT riesce a fornire risposte articolate raccogliendo informazioni da un database fornito. Ma non solo, ChatGPT è in grado di creare racconti su richiesta dell’utente. Oggi ci sono algoritmi in grado di comporre melodie e opere visive dal potente impatto emotivo.
L’ingerenza delle AI in campo artistico preoccupa molti artisti, ma hanno senso queste preoccupazioni?
La risposta alla domanda è un no categorico. Ci sono diversi motivi per cui un AI non è in grado di sostituire un artista nella creazione di opere d’arte. Vediamoli insieme.
- Le intelligenze artificiali mancano di intelligenza emotiva
L’arte è una forma di espressione umana che dipende dalle emozioni dell’artista e dall’interpretazione personale del contesto in cui si trova. Un AI non ha emozioni e non è in grado di dare interpretazioni personali di situazioni specifiche.
- Le intelligenze artificiali mancano di empatia
Un altro aspetto fondamentale dell’opera artistica è il fatto che l’artista prova empatia, e questa empatia viene trasmessa nell’opera attraverso la simbolizzazione del messaggio. Le AI non sono in grado di usare figure retoriche come similitudini, metafore o analogie, in quanto funzionano solo per associazioni lineari. Le figure retoriche invece si basano sulla capacità di provare empatia.
- L’intelligenza artificiale funziona solo con i dati immessi
L’arte è fondamentalmente creatività e le AI non sono in grado di creare nulla di nuovo. Possono solo rielaborare dati immessi secondo precisi criteri. Sia i dati che i criteri di elaborazione devono essere inseriti da un’intelligenza umana, che in sostanza è il vero responsabile dell’opera che viene creata attraverso questi sistemi.
Quest’ultimo limite al giorno d’oggi sembra essere stato superato da diversi sistemi che vengono considerati creativi. In particolare, bisogna menzionare i sistemi di generative adversarial network (GAN) progettati appositamente per generare autonomamente opere artistiche. Il metodo di funzionamento è basato sulla competizione di due sistemi (reti neurali). Uno, il generatore, si occupa di generare nuove immagini attingendo da un database fornito, l’altro, il discriminatore, si occupa di discriminare i risultati in base all’aderenza all’immagine presa in considerazione.
Una volta fornito il database le due entità devono essere addestrate. L’addestramento consiste di 3 fasi:
- Mostrare al discriminatore i dati reali, a cui viene associato il valore massimo cioè 1.0;
- Mostrare al discriminatore l’uscita del generatore, a cui viene associato il valore minimo 0.0;
- Mostrare al discriminatore l’uscita del generatore, fino a quando la risposta del discriminatore non è 1.0.
Nella prima fase si tara il discriminatore su un’immagine reale, o un’opera d’arte a seconda dell’obiettivo, dandogli il punteggio massimo (1.0). Nella seconda fase il generatore fornisce la sua rielaborazione dell’immagine e a questa viene fornito un valore di 0.0, il minimo. A questo punto inizia il confronto tra il generatore e il discriminatore, che si conclude quando il generatore avrà raggiunto il punteggio di 1.0. Si tratta di un sistema competitivo basato su feedback positivi e negativi.
Grazie a questo confronto a somma zero le Ai dovrebbero essere in grado generare contenuti originali. Ovviamente più vasto e variegato è il database più facile sarà per il generatore ingannare il discriminatore. Inoltre possiamo tarare l’accuratezza del discriminatore per avvantaggiare l’uno o l’altro agente.
Con questo metodo è stato possibile creare un software in grado di generare visi umani altamente realistici.
Ma allora le intelligenze artificiali stanno creando qualcosa di nuovo?
La risposta è ancora no, stiamo ancora immettendo dati e fornendo metodi di elaborazione. Sia nella selezione del database da utilizzare che in fase di addestramento dell’AI, l’intervento umano è decisivo sul risultato ottenuto. Inoltre il limite evidente è che possiamo addestrare una GAN a un compito specifico (creare volti, per esempio), ma la capacità creativa di un artista è “infinitamente” più ampia.
Ad oggi l’applicazione delle GAN più nota non ha nulla a che fare con l’arte. Questa tecnologia infatti viene applicata per generare i famosi deepfake – video in cui il volto di un vip viene sovrapposto perfettamente al corpo di un’altra persona e impiegato per creare video virali con false dichiarazioni di politici come Putin, Obama e altri, oppure nell’industria pornografica per dare il volto di qualche celebrità al corpo di un attore o attrice.
Personalmente, vedo tantissime potenzialità per nuove forme espressive, nelle AI utilizzate in campo artistico. Ma penso che lo sforzo dovrebbe basarsi più sulla consapevolezza di poter avere solo rielaborazioni programmate degli input umani, che sull’illusione di avere un AI che autonomamente “crea opere”. Pensiamo, ad esempio, all’invenzione della macchina fotografica, in tanti erano convinti che la pittura non avrebbe avuto più senso di esistere. Non è stato evidentemente così e la fotografia stessa è diventata una nuova forma espressiva con dignità artistica. La stessa cosa sta succedendo con le AI che si configurano come nuovi e avanzatissimi strumenti per fare arte. La sfida per gli artisti della nuove generazioni sarà quella di imparare a sfruttarle per creare opere sempre più emozionanti.
È importante considerare che le intelligenze artificiali sono solo degli strumenti progettati per aiutare gli esseri umani a fare le cose in modo più efficiente. In particolare, quest’ultimo aspetto è focale nell’approccio alle AI (e lo vedremo nei prossimi articoli). La loro capacità di processare grandi quantità di dati in tempi molto più brevi dei nostri le rende dei validi strumenti di ottimizzazione dei sistemi. E anche in ambito artistico possono avere un forte impatto positivo.
Fonti consultate
Il tascabile. “L’arte dell’intelligenza artificiale” data di accesso 21 Gennaio 2023. https://www.iltascabile.com/scienze/intelligenza-artificiale-arte/.
Medium. What is a gan? How a weird idea became the foundation…” Ari Joury, PhD. Data di accesso 21 Gennaio 2023. https://towardsdatascience.com/what-is-a-gan-d201752ec615
Ai4business. “Come l’AI sta innovando il modo di fare arte – 1” Fabiola Stuppi. Data di accesso 21 Gennaio 2023. https://www.ai4business.it/intelligenza-artificiale/come-lai-sta-innovando-il-modo-di-fare-arte/
New Asia College. “Why Will Artificial Intelligence Replace Humans or Will It?” https://www.oge.cuhk.edu.hk/oge_media/gef/doc/best_works/1718/13-N-FengYuXiao.pdf
Google developers. “Machine Learning” Data di accesso 21 Gennaio 2023. https://developers.google.com/machine-learning