La necessità del Pride LGBTQ+

Il 17 maggio da poco trascorso si è celebrata la giornata internazionale contro l’Omotransfobia. Ma non solo: il mese di giugno è, ormai dal 1969 e dai moti di Stonewall, il mese scelto per le celebrazioni del Pride LGBTQ+. Precisamente ieri, 28 giugno, si è celebrata, in tutto il mondo, la giornata internazionale dell’orgoglio LGBTQ+.


Le famose rivolte del 27 e 28 giugno del ‘69, che presero il via dalle irruzioni della polizia allo Stonewall Inn – nel Greenwich village, a New York – hanno dato letteralmente il via al movimento LGBTQ+.
Ma tornando all’ormai ventennale ricorrenza del 17 maggio e all’Italia: mi era capitato di leggere, tra le tante, una notizia  in cui si diceva che  il Ministero dell’Istruzione, tramite il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione e la Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico  e altre altisonanti entità, promuovevano il dibattito in merito nelle scuole, ricordando come la Costituzione italiana, all’art. 3, reciti: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 

Un’occasione, quindi, per invitare i docenti e le scuole a dare vita a momenti  di approfondimento con i propri studenti su temi riguardanti le discriminazioni, la tutela e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. 

Tutto in ordine fin qui e tutto equo, solidale e come dovrebbe essere, se non fosse che la notizia appena riportata è più che altro l’eccezione e non la regola. Quest’ultima infatti la fanno notizie come quella che ho letto subito dopo: “No al gender nelle scuole, né ora né mai” – dichiarazione del sottosegretario all’istruzione Sasso. Con il becero slogan Pro vita e Pro famiglia, Lega e Fratelli d’Italia hanno dato seguito (ma ne erano state anche fautrici) alle parole di Rossano Sasso, sfruttandole a scopi propagandistici, per fomentare quella fetta di italiani che ancora, anacronisticamente, crede nella famiglia cosiddetta “tradizionale”.
Date queste premesse, immagino non valga la pena chiedersi: perché il DDL Zan non è passato in Parlamento? 

Il disegno di legge per  contrastare le discriminazioni contro la comunità LGBTQ+ e non solo (miseramente boicottato nell’ottobre 2021), però, non è stato ancora, definitivamente, affossato. Infatti, lo scorso 5 maggio, il PD ha annunciato di aver ripresentato il testo in Senato.
Persino Amnesty International si è fatta portavoce di una campagna a sostegno dell’approvazione.

Ma a coloro che chiedono che bisogno c’è del Pride nel 2022 cosa dovremmo rispondere? 

La società mondiale nelle sue componenti socio-culturali si sta pericolosamente dirigendo verso destra; ciò comporta un arretramento nel campo delle libertà essenziali e un’erosione dei diritti civili e umani. Un esempio tra i numerosissimi a cui – purtroppo – assistiamo con cadenza quasi quotidiana è il recente annullamento della storica sentenza Roe v. Walde da parte della Corte suprema degli Stati Uniti, che rendeva da mezzo secolo l’aborto un diritto costituzionale inalienabile. Questa decisione abominevole concede ai governatori dei diversi stati federali l’autorizzazione per rendere legale o illegale l’aborto nel loro stato, privando, a tutti gli effetti, le donne della possibilità di decidere del proprio corpo.
Ma un esempio su tutti basterebbe per rispondere a quella ingenua domanda sul Pride: l’iter che dal 1986 al 2016 ha condotto alla Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, comunemente nota come legge Cirinnà

Una procedura, dunque, che ha avuto inizio ben 36 anni fa e che ha impiegato 30 anni esatti di lotte di proposte di discussioni perché diventasse, di fatto, un diritto civile.
Visto lo stato delle cose e considerato che, ad oggi – 29 giugno 2022 – la lista delle vittime di transfobia, omofobia, misoginia e di crimini d’odio in generale è ancora piuttosto lunga (un caso su tutti, Cloe Bianco, morta suicida l’11 giugno 2022), sì, è ancora necessario il Pride nel 2022

Mi va di ricordare, però, anche le centinaia di migliaia di individui, sempre animati dalla meraviglia per la diversità e per le moltitudini che ogni essere umano contiene, a cui noi di zirmazine ci vantiamo di appartenere.
Questa settimana sul nostro zine, ricorderemo Liana Borghi, venuta a mancare il 21 novembre 2021,  ricercatrice di letteratura Anglo-Americana e prima lesbo-femminista italiana.

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