LGBTQ+ day Pride: l’arte oltre ogni stigma sociale!

Il 28 giugno si celebra la giornata mondiale dell’orgoglio LGBTQ+. Vorrei celebrarla attraverso l’arte, perché l’arte è sempre riuscita ad andare oltre ogni stigma sociale in favore di una mentalità libera e aperta. Perciò, proverò ad indagare su alcune delle tematiche LGBTQ+ nel mito e nella storia dell’Arte e onorare alcuni artisti che appartengono a tale mondo e che sono stati parte importante ed indispensabile del panorama artistico mondiale.

Dall’antichità all’età moderna

Partendo dall’antichità, il nostro percorso immaginario inizia con la figura di Ermafrodito. La sua storia viene trasmessa da Ovidio nelle Metamorfosi, anche se l’origine del mito è greca (le più antiche tracce del culto sono a Cipro, dove si venerava una statua di Afrodite con barba e sembianze maschili e dove uomini e donne, partecipanti ai riti, si scambiavano i vestiti in una sorta di travestitismo). Il giovane è figlio di Afrodite ed Ermes, da cui deriva il nome. Mentre gira il mondo bramoso di avventure, incontra la ninfa Salmacide. La fanciulla si invaghisce di lui e prova a sedurlo. Il ragazzo, spaventato, cerca di sfuggirle, ma lei gli si avvinghia e, desiderosa di unirsi a lui, prega gli dèi affinchè il ragazzo sia suo per sempre. Gli dèi esaudiscono le preghiere della ninfa ed i due vengono fusi in un unico corpo in parte donna e in parte uomo. Nasce così la figura dell’Ermafrodito ripresa poi dall’arte.

Ermafrodito dormiente, copia marmorea romana, II sec. d.C., Louvre.

Nelle raffigurazioni del mito, Salmacide non appare quasi mai. Lui, invece, viene rappresentato o nella versione più antica del mito come protettore della fertilità maschile e associato all’istituzione del matrimonio (in quanto unione dei due sessi) o nella nuova carica erotica del filone iconografico del tardo ellenismo in cui è rappresentato come un giovane addormentato.

’aspetto erotico verrà poi enfatizzato in età imperiale dove verrà rappresentato anche mentre tenta di liberarsi dall’assalto di un satiro che lo avvinghia strettamente con una gamba. La figura di Ermafrodito è tutt’ora attuale ed è diventato vessillo della cultura Camp (movimento che già dagli anni ‘60 affronta la tematica transessuale:  in cui si sublima  tutto ciò che è considerato artificiale, eccentrico, innaturale ed estremo e si procede oltre l’apparenza, in virtù di un’estetica reale). Non appartenente al Mito, ma alla storia, è, invece l’amore fra Antinoo e Adriano.

Busti di Adriano e di Antinoo, 130-138. Marmo. Londra, British Museum.

Antinoo era greco di Bitinia e non è noto se l’imperatore Adriano lo conobbe, ancora adolescente, in Italia, dopo il 123 d.C., o direttamente in Turchia e lo portò con sé a Roma. Fu, però, dal 128 d.C. che l’amicizia fra i due si tramutò in amore. Adriano, sposato con una cugina, era innamoratissimo del giovane, lo portava con sé in ogni viaggio e non se ne separava mai. Come abbiamo visto con Apollo e Giacinto, questo tipo di relazione che prevedeva un erastès (uomo dai 20 ai 40 anni) in relazione amorosa con un eròmenos (ragazzo di 12-18 anni), era cosa normale ed auspicabile in Grecia e Adriano ne era fervente sostenitore. Il destino volle però che nel 130 d.C. Antinoo muoia annegato nel Nilo in circostanze misteriose. Adriano, disperato,  ne pretese la divinizzazione pubblica. Onore riservato solo all’Imperatore e ai membri della sua famiglia. Nacque così il culto di Antinoo che si diffuse soprattutto in Egitto, dove Adriano fece fondare la città Antinopoli. Sempre per la profondità del sentimento che li legava ,fra il 130 ed il 138 (anno della sua morte), Adriano fece realizzare molti ritratti del giovane sotto forma di bassorilievi, busti e sculture a figura intera. Egli è ritratto nudo, alla greca, identificato o come una divinità greco-romana o egizia o nell’aspetto sincretistico di Dioniso-Osiride.

L’iconografia di Antinoo è un caso unico nella storia dell’Arte. Mai le sembianze di un volto divennero così celebri e divulgate per amore e per l’amore di un uomo verso un altro uomo e non per ragioni dinastiche o politiche. Dal Rinascimento fino ad ora, Antinoo diverrà, poi, icona omoerotica per eccellenza.

Con il Cristianesimo ed il Medioevo e, poi, nel Rinascimento, l’omosessualità diventa un peccato ed un reato chiamato sodomia. Di esso furono accusati alcuni dei più grandi artisti del tempo. Fra di essi vi fu Leonardo da Vinci. A 24 anni, egli era ancora allievo del Verrocchio, quando nella notte dell’8 aprile del 1476 fu denunciato a Firenze per aver praticato sodomia con il giovane Jacopo Saltarelli, noto per prostituirsi. La pena sarebbe stata l’evirazione. Ma, fortunatamente, le accuse caddero e fu assolto.

Tavole anatomiche, Leonardo da vinci: Emisezione di uomo e donna durante l’atto del coito

Nonostante tutto, i sospetti sull’omosessualità del pittore rimasero. Indizi di ciò furono i suoi discorsi sulla perdita di superiorità e bellezza di uomo e donna durante l’atto sessuale,  il fatto che mai si sposò, nè ebbe figli e che spesso riproduceva i suoi giovani modelli in pose erotiche a volte anche in evidente erezione.

Dall’età moderna fino ai giorni nostri

In età moderna, fortunatamente, le cose cambiarono e piano, piano si iniziò a poter esprimere liberamente la propria sessualità. A precorrere i tempi furono grandi artisti. Fra fine ‘800 ed inizi ‘900 grandi donne come Rosa Boneheur, Romaine Brooks, e Lili Elbe aprirono la strada. 

La prima fu una pittrice e scultrice francese che si specializzò nella rappresentazioni di animali. Apertamente lesbica e libera, sfidava le convenzioni sociali portando capelli corti, fumando sigari ed indossando i pantaloni. Per tanti anni fu legata sentimentalmente alla pittrice Nathalie Micas. 

La seconda fu una pittrice statunitense naturalizzata francese, fra le più importanti artiste della Rive Gauche degli anni ‘20. Per lo stile di vita ed i soggetti dei suoi quadri, è considerata un’icona queer. Per 50 anni ebbe una relazione poliamorosa con la scrittrice femminista Natalie Clifford Barney. 

Gerda Wegener, Lili e Gerda, Verso Anacapri, 1922, olio su tela

L’ultima fu la pittrice danese che ha ispirato il film The Danish girl:  la prima transessuale a sottoporsi ad interventi per la riassegnazione del sesso. Visse a Parigi con la moglie e pittrice Gerda Wegener, di cui fu modella. Morì nel 1931 per complicazioni dovute al suo quinto intervento.

Andando avanti negli anni, troviamo, poi, Tamara De Lempcika vicina all’art Dèco, ma che mantenne sempre un proprio stile ed originalità e Frida Kahlo, associata al surrealismo, ma che in una dimensione onirica, autoironica e con colori vivaci rappresentava la sua vita ed i suoi dolori. Entrambe si dichiararono pubblicamente bisessuali.

Padre della Pop Art e icona gay, poi,  Andy Warhol è forse uno degli artisti contemporanei più famosi nella storia dell’arte. Fu scopritore e tutor di altri grandi artisti come i Velvet underground e Lou Reed (per cui realizzò tante copertine di album), Jean-Micheal Basquiat e Keith Haring

Warhol nasce a Pittsburgh nel 1928 da una famiglia di origine slovacca. Esordisce come pubblicitario, ma presto passa a produrre Arte. Le parole chiave della sua produzione sono divismo e ripetizione. Attraverso le serigrafie riproduceva in tanti esemplari i volti delle star del cinema che poi colorava con colori sgargianti o replicava oggetti di largo consumo come la coca cola o le famose lattine di Zuppa Campbell. 

La sua arte fu subito popolare e riscosse talmente tanto successo che aprì la Factory: lo studio dove produceva e promuoveva opere ed artisti. Egli si dichiarava gay, ma vergine. Sulle sue tendenze sessuali abbiamo conferma da disegni e quadri giovanili, dai sui film, spesso popolati da drag queen e trans, e dalla frequentazione degli ambienti omosessuali del Village. Sulla verginità qualche dubbio, poiché nel 1960 pare sia stato ricoverato per una lieve malattia trasmissibile sessualmente. Certa, invece, la sua tendenza al voyeurismo. 

Contemporanei a Warhol, gli artisti Robert Rauschenberg e Jasper Jhons.

Johns e Rauschenberg

Rauschenberg nasce nel 1925 in Texas. Esordisce con la tecnica del collage e nel dopoguerra creò un suo stile che univa materia e disegno e che lo rese uno dei precursori della Pop Art. Prosegui la  carriera sperimentando tecniche diverse: serigrafia, Blow up, cinema, installazione e altro. 

Johnson, invece, è considerato uno dei più grandi pittori dell’America contemporanea, una delle grandi voci del Dada Statunitense. Egli, nei suoi quadri, sfruttava gli oggetti di uso comune trasfigurandone il significato. Entrambi appartenenti al movimento New Dada, furono amanti per 6 anni alla fine degli anni ‘50. Ma la cosa rimase segreta per fino alla morte di Rauschenberg, quando diventò di pubblico dominio il sodalizio non solo artistico, ma anche sentimentale che li unì.

Keith Haring, Ignorance = Fear, 1989, Keith Haring Foundation

Chi non si nascose mai fu Keith Haring, il più importante Street Artist degli anni  ‘80. È  grazie a lui se la Street Art ha raggiunto fama mondiale. Nasce in Pennsylvania nel 1958. A metà degli anni ‘70, durante un viaggio in autostop in direzione San Francisco, scopre l’amore per l’arte e di essere gay. Espone a Pittsburgh già nel ‘77, per poi spostarsi a New York. I suoi graffiti erano spesso realizzati su muri di palazzi (cosa che lo portò ad essere spesso arrestato). Le figure erano semplici, colorate, dinamiche (spesso raffigurate in atteggiamento di ballo) e stilizzate così da essere dirette e meglio comprese ed incontrare facilmente il gusto popolare. Esse furono icone e simboli degli anni ‘80, così che fu presto chiamato a fare il giro del mondo.

Keith Haring, Heritage of pride 20th anniversary Stonewall, 1989

Per finire, Gilbert Prousch e George Passmore, meglio noti come Gilbert & George. Artisti inglesi, classe 1943 fanno coppia artisticamente e nella vita dal 1968. Amano provocare e scuotere critica ed opinione pubblica. Con foto e performance (di cui sono protagonisti), essi sono interessati a riprendere le esperienze umane, indagando su paure, ossessioni ed emozioni che provano gli individui di fronte a temi forti come sesso, politica, razza e religione.

Gilbert & George, Ridley Road, 2013, Tecnica mista, Courtesy Museo Casa Rusca

Per loro, L’Arte deve essere di tutti. Si oppongono, infatti, all’Arte d’èlite, chiamano la loro casa Arte per tutti e si autodefiniscono sculture viventi.

Fonti consultate:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *