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Questa storia inizia il 16 luglio 1990 a Città del Messico quando Liliana, la sorella minore della nota scrittrice messicana, viene uccisa all’età di vent’anni dall’ex compagno Angel Gonzales Ramos. Da tempo lei stava cercando di porre fine a quella relazione con questo ragazzo che non le dava pace e da qualche settimana aveva preso una decisione definitiva: l’avrebbe lasciato per cominciare un master a Londra, perché – come annotò lei stessa – nel bel mezzo dell’inverno aveva scoperto che vi era in lei un’invincibile estate, frase questa presa da Albert Camus. Ma Angel non poteva accettare che lei avesse una vita senza di lui, perciò fece quel che fece per poi fuggire e non essere mai consegnato alla giustizia.
Al tempo non si aveva a disposizione un lessico adeguato per parlare di questo argomento, non esisteva la parola ‘femminicidio’, così il delitto fu classificato come ‘delitto passionale’, parole queste che tendono inevitabilmente a giustificare l’assassino e ad incolpare la vittima. Era, anche, molto difficile parlarne. Così, dopo trent’anni di lutto, dopo che Liliana aveva trascorso più tempo sotto terra che sopra, la scrittrice cerca di farle giustizia e di raccontare questa storia in un altro modo, cercando di ricostruire la vita di Liliana tramite le sue carte e le interviste a familiari e amici dell’università di architettura che stava frequentando. Così, inevitabilmente, Liliana diventa sorella di tutte noi e la scrittrice vince un Pulitzer, in quanto si tratta di “una storia che mescola memorie, giornalismo investigativo femminista e biografia poetica uniti a una determinazione nata dalla perdita”.
Il femminicidio non è stato ufficialmente classificato come reato in Messico prima del 14 giugno 2012, quando è stato incluso nel Codice Penale Federale come un delitto: ≪Articolo 325: Commette il delitto di femminicidio chi priva della vita una donna per questioni di genere≫. Gran parte dei femminicidi commessi prima di quella data erano chiamati delitti passionali. Erano chiamati ha preso una cattiva strada. Erano chiamati perché si veste così? Erano chiamati una donna deve sempre stare al suo posto. Erano chiamati qualcosa deve aver combinato per fare quella fine. Erano chiamati i genitori la trascuravano. Erano chiamati la ragazza che ha preso una decisione sbagliata. Erano chiamati, addirittura, se lo meritava. La mancanza di linguaggio è impressionante. La mancanza di linguaggio ci lega, ci soffoca, ci strangola, ci spara, ci scuoia, ci fa a pezzi, ci condanna. Per questo, quando il gruppo femminista Las Tesis ha organizzato la performance ≪Uno stupratore sulla tua strada≫ nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nel centro di Santiago, in Cile, l’esibizione ha avuto così tanta risonanza dappertutto. E la colpa non era mia / né per dov’ero / né per come ero vestita.