Tutti ormai hanno sentito parlare di cyber, e, in particolare, di cybersecurity. I giornali e le televisioni di tutte le parti del globo, così come i ricercatori del mondo intero, si sono soffermati a trattarne gli aspetti, e si sente spesso parlare di attacchi cibernetici. Non tutti sanno di cosa si tratti nello specifico, però; per questo, è necessario fare un salto indietro nel tempo.
L’Accademia della Crusca precisa che il suffisso cyber deriva dal greco kybernetes, che letteralmente significava timoniere. Il primo utilizzo in ambito moderno si deve all’inglese James Watt, che per primo utilizzò il termine cybernetic in ambito tecnico nel XVIII secolo. Fu solo nel XX secolo, però, che la cibernetica iniziò ad essere studiata come una disciplina a sé stante, e oggi il prefisso cyber- viene utilizzato nell’ambito di parole legate al contesto di Internet.
Il mondo cyber viene oggi dunque identificato con il mondo informatico e tutto ciò che lo concerne; è appunto in questo secolo che si è iniziato a sentire parlare, soprattutto, di cybersecurity e di attacchi cyber. Aspetto, questo, che desta un estremo interesse soprattutto nel contesto in cui viviamo oggi e a seguito delle peculiari evoluzioni della tecnologia nell’ambito.
Sono, infatti, tutt’altro che infrequenti i cosiddetti cyberattacks, ossia quelle azioni perpetrate da singoli individui o da organizzazioni più o meno strutturate, le quali arrivano al punto di coinvolgere anche gli Stati, che mettono in pericolo infrastrutture critiche di terzi Stati, così come i loro sistemi informatici, al fine di sottrarre dati o bloccare tali sistemi. Tristemente noto, e al contempo considerato il primo cyber attack degno di nota, è l’attacco subito dai sistemi informatici estoni nel 2007 in occasione delle elezioni legislative, uno dei primi casi di elezioni telematiche della storia.
A seguito di questo drastico evento venne pertanto redatto il Manuale di Tallin, un voluminoso pseudo trattato redatto dai più illustri esperti del settore, non vincolante sul piano internazionale, che tentò per primo di mettere ordine nella materia. Dal momento che, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi gli attacchi cyber vengono perpetrati da uno Stato straniero, ci si chiedeva, in primo luogo, se questi attacchi potessero essere considerati al pari di un attacco armato tradizionale, e, in quanto tali, come una violazione del divieto dell’uso della forza prescritto dalla Carta delle Nazioni Unite e considerato un principio di diritto internazionale cogente.
Se gli Stati della Comunità internazionale non hanno ancora raggiunto un accordo per la redazione di un vero e proprio trattato che li vincoli a livello giuridico, molti di loro hanno però provveduto a rilasciare delle dichiarazioni informali, contenenti le linee guida generali adottate da ciascuno di essi, come ad esempio ha provveduto a fare l’Italia nel 2021.
Il mondo cyber è però molto più di questo, e racchiude in sé tutti gli aspetti scientifico-tecnologici del web. Molti nuovi termini sono stati coniati a partire da questo prefisso, tra i quali non si può tralasciare il cyber bullismo, ossia tutti quegli attacchi perpetrati sul web, e in particolare sui canali social, volti a denigrare soggetti percepiti come particolarmente fragili tramite le piattaforme online. Dietro uno schermo i bulli si sentono ancora più spavaldi, forti e sicuri di sé, come se la tecnologia permettesse di evitare di subire le conseguenze per le terribili azioni commesse.
Allora come riuscire a far sì che il mondo cyber non ci travolga? Un uso di Internet e della tecnologia di ultima generazione sano altro non può se non portare a degli effetti positivi: maturare delle competenze di alto livello in ambito cyber non può fare altro che connetterci con il mondo intero, considerando anche che il nostro Paese risulta ancora agli ultimi posti delle classifiche DESI, con le quali l’Unione Europea valuta i progressi nella digitalizzazione dei singoli Stati membri.
Le competenze digitali non possono essere considerate un privilegio di pochi, ma devono piuttosto essere un diritto di tutti. Per questo a Zirma questa settimana sarà dedicata alla cyber culture e a tutti gli aspetti ad essa correlati, nel tentativo di lenire i pregiudizi sul tema e, al contempo, di promuovere un uso consapevole della tecnologia.
Ne vedrete delle belle…ma solo se indosserete gli occhiali 3d!