E’ triste pensare che un Paese sia visto dalla memoria collettiva come un luogo di devastazione, guerre, disastri nucleari, subordinazione. E’ ancora più triste credere che la popolazione di quel Paese sia bollata come caratterizzata dalla presenza di lavoratori non qualificati. L’Ucraina è anche questo, sì. Ma c’è molto di più dietro la coltre di pregiudizi e mezze verità.
L’Ucraina, con i suoi oltre 600 mila chilometri quadrati di estensione territoriale, è il Paese più grande d’Europa, supera persino la Francia di circa 50 mila chilometri quadrati. La sua estensione territoriale, che va dalle montagne al mare, consente di offrire a turisti e locali paesaggi diversissimi tra loro, ugualmente incantevoli e suggestivi.
Il Paese è inoltre sede di ben sette siti dichiarati patrimonio dell’UNESCO, tra cui si ricordano, in particolare, la Basilica di Santa Sofia di Kiev e le chiese costruite in legno sui Carpazi, la catena montuosa più importante presente sul territorio ucraino.
La lingua ufficiale del Paese, l’ucraino, è stata designata come una delle lingue più belle al mondo da una competizione ufficiale svoltasi a Parigi nel 1934, seconda solo al francese e all’italiano; la ragione di questa scelta risiederebbe nella sua melodiosità, che l’ha portata ad essere comparata a due delle lingue rinomatamente più armoniose al mondo. La maggior parte degli ucraini è inoltre bilingue: il Paese è stato infatti per lunghissimi periodi sottoposto, come è tristemente noto, al dominio russo, che ha permeato, tra gli altri aspetti, anche quello linguistico.
Non tutti sono a conoscenza, inoltre, del fatto che a Kiev, la capitale ucraina, è presente la stazione metro situata più in profondità al mondo, a 105,5 metri sotto terra: è la stazione di Arsenalna, che si trova lungo la linea Sviato Shytsko-Brovarska.
Da qualche mese a questa parte, però, non sono sicuramente questi i motivi per cui l’Ucraina viene ricordata, ma per l’atroce conflitto scatenato dalla vicina Russia il 24 febbraio scorso, quando, dopo aver riconosciuto le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, situate nella regione del Donbass, l’esercito russo ha dato avvio alle operazioni militari con l’obiettivo di riprendere il controllo del Paese, perso con la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991.
La battaglia che imperversa in Ucraina è una questione che riguarda l’Europa stessa da moltissimi punti di vista, come abbiamo ormai imparato grazie alla tempesta di informazioni cui siamo sottoposti quotidianamente.
Innanzi tutto, il Paese è il quinto produttore di grano al mondo, e un terzo di tale produzione è destinata all’Unione Europea, alla Cina e al continente africano. Il blocco dei porti ucraini sul Mar Nero, in particolar modo di quello di Odessa, tiene da mesi ferme tonnellate di grano necessarie per il sostentamento dei suoi principali destinatari. Se questo nei Paesi europei ha portato ad un aumento del prezzo dei prodotti derivati dal grano, in Africa la penuria di quello che costituisce l’alimento alla base della dieta della popolazione può causare delle conseguenze gravissime. Anche per questo motivo, sono in corso dei negoziati per sbloccare i container carichi e fermi da mesi e farli passare da altre tratte, in primo luogo dalla Turchia. La gravità della situazione attuale ha portato anche ad un coinvolgimento diretto delle Nazioni Unite, rappresentate dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres.
Un problema, inoltre, che pone già da tempo in difficoltà i Paesi europei e che si è aggravato a causa della guerra è la sicurezza del continente europeo inteso nella sua interezza. La principale alleanza difensiva della quale fanno parte la maggior parte dei Paesi occidentali, la NATO, ha, tra i suoi membri, anche Paesi (tra cui, in particolar modo, gli Stati Uniti) che non necessariamente sono interessati alla difesa degli interessi europei. La guerra in Ucraina, seppur disastrosa, dobbiamo dircelo: non tocca direttamente gli interessi statunitensi. Questo può portare, se non ad un completo disinteressamento rispetto alla questione, perlomeno ad un low profile anche nel caso di attacco diretto ad uno degli Stati membri, nonostante in base al Trattato istitutivo dell’alleanza, nel caso di attacco ad uno degli Stati membri, tutti gli altri debbano intervenire a suo supporto.
Un ulteriore punto che merita di essere discusso è quello della imponente crisi migratoria che è stata causata dallo scoppio di questo conflitto. Ne avevamo parlato anche qui qualche tempo fa: la guerra in Ucraina ha portato ai flussi di rifugiati più imponenti per numeri della Seconda guerra mondiale. Il proseguimento del conflitto altro non può fare se non peggiorare una situazione già di per sé letteralmente disastrosa.
In occasione della ricorrenza della festa dell’indipendenza ucraina, che si è celebrata il 23 agosto, questa settimana sarà dedicata alla scoperta di questo misterioso e affascinante Paese, del quale tutti noi sappiamo forse fin troppo poco, sotto tutti i punti di vista.
#Stopthewar e #supportUkraine!