Rock e Arte: Un legame indissolubile!

Nella mitologia greca, le Muse, patrone delle arti, erano 9 sorelle. Ciò, perchè il legame fra le varie arti è sempre stato forte ed ognuna contaminava l’altra. In particolare, il legame era fortissimo fra poesia e musica, dato che, prima della scrittura, si era soliti tramandare, con canti in rima, storie e tradizioni. 

Orazio e Plutarco con la locuzione ut pictura poesis, invece, sottolineano il forte legame fra pittura e poesia, come la pittura sia una poesia muta e la poesia una pittura parlante. La complementarità fra le due arti si fa ancora più forte nel Rinascimento, poichè entrambe imitano la natura e si compensano: dove non arriva una, arriva l’altra. Ma il loro legame e concetto di complementarità verrà ripreso soprattutto in età contemporanea, con la nascita del Rock!
Nasce l’esigenza di apportare una rivoluzione culturale attraverso la musica. Per farlo, il Rock ha bisogno di contaminazioni e abbraccerà tutte le forme di arte, soprattutto, l’arte visiva. Il maggior connubio fra rock e arte si esprime tramite le copertine dei dischi. All’inizio, negli anni ’20, i dischi erano rivestiti da semplici buste di cartone con un foro circolare al centro che permetteva di leggerne l’etichetta con il titolo del brano ed il nome dell’artista.
 Solo nei primi anni ‘40, Alex Steinweiss, art director alla Columbia Records, inventa le cover. Copertine, che per stimolare la vendita dei dischi, sono ora accompagnate da illustrazioni o immagini che descrivono il contenuto dell’album. La ricerca di creatività per le copertine dà vita a un nuovo tipo di arte importante e rivoluzionaria. I musicisti sono consapevoli del valore aggiunto che una buona copertina è in grado di apportare alla loro opera così assoldano Illustratori, pittori, graphic designer e fotografi. Ecco alcuni grandi artisti e le copertine del rock più belle di sempre!

Velvet Underground & Nico, 1967, cover di Andy Warhol
Velvet Underground & Nico, 1967, cover di Andy Warhol
Velvet Underground & Nico, 1967, cover di Andy Warhol, banana rosa
Velvet Underground & Nico, 1967, cover di Andy Warhol, banana rosa
The Rolling Stones, Sticky Fingers, 1971, cover di Andy Warhol
The Rolling Stones, Sticky Fingers, 1971, cover di Andy Warhol
The Rolling Stone, Sticky fingers, Cover di Andy Wharol, 1967
The Rolling Stone, Sticky fingers, Cover di Andy Wharol, 1967
Pink Floyd, The dark side of the moon, cover di Hipgnosis studio, 1973
Pink Floyd, The dark side of the moon, cover di Hipgnosis studio, 1973
Pink Floyd, Animals,cover di Hipgnosis studio, 1977
Pink Floyd, Animals,cover di Hipgnosis studio, 1977
Led Zeppelin,House of the holy,cover di Hipgnosis studio, 1974
Led Zeppelin,House of the holy,cover di Hipgnosis studio, 1974
Pink Floyd, Wish you were here, cover di Hipgnosis studio, 1974
Pink Floyd, Wish you were here, cover di Hipgnosis studio, 1974
Beatles, Sgt. Pepper’s, cover di Peter Blake, 1967
Beatles, Sgt. Pepper’s, cover di Peter Blake, 1967
The Rolling Stones, It’s Only Rock ‘n’ Roll, cover di Guy, Peelleart, 1974
The Rolling Stones, It’s Only Rock ‘n’ Roll, cover di Guy, Peelleart, 1974
David Bowie, Diamond dogs, cover di Guy Peelleart, 1974
David Bowie, Diamond dogs, cover di Guy Peelleart, 1974
Elton John, Captain Fantastic and The Brown Dirt Cowboy, cover di Alan Aldridge, 1975
Elton John, Captain Fantastic and The Brown Dirt Cowboy, cover di Alan Aldridge, 1975
David Bowie, Without you, cover di Keith Haring, 1983
David Bowie, Without you, cover di Keith Haring, 1983
Blur, Think Tank, cover di Bansky, 2003
Blur, Think Tank, cover di Bansky, 2003

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Il genio di Wharol per i Velvet Underground ed i Rolling Stones

Andy Warhol nel ‘60 fonda la Factory: qui sperimenta, crea, gira film e ne fa il ritrovo di artisti cui fa da mentore. Fra di essi: i Velvet Underground. Tutto inizia nel ’65, quando Warhol nota la band e decide di fargli da produttore. In contemporanea, conosce  Nico, modella e attrice tedesca e la sceglie per affiancare il gruppo. Così, nel ‘66 esce The Velvet Underground & Nico, loro primo album. Warhol ne è produttore, finanziatore e autore di una delle copertine più trasgressive del rock. Sulla cover, una banana matura con una buccia adesiva ed la scritta Peel slowly and see che invita a rimuoverla. Sotto la buccia, un malizioso frutto rosa carne! La scritta rimarrà anche nelle stampe successive, ma non l’adesivo e la possibilità di sbucciare la banana. In basso, appare la firma di Wharol. È la prima volta che su un disco vi è il nome di qualcuno che non è della band. Ciò è riconoscimento e riconoscenza per l’artista /produttore del gruppo, ma anche modo di sfruttare il brand Warhol come traino per il disco. 

The Rolling Stone, Sticky fingers, Cover di Andy Wharol, 1967

Altra copertina da scandalo è Sticky Fingers dei Rolling Stones. Ritrae il particolare del jeans molto attillato di un modello con un vistoso rigonfiamento pubico. Abbassando la cerniera, applicata al cartone, appaiono, infatti, le mutande del modello. In alcuni paesi la copertina fu censurata, ma la cerniera resta una novità per la copertina di un disco.

Lo studio grafico Hipgnosis di Storm Thorgerson e Aubrey Powell per i Pink Floyd, Led Zeppelin e Genesis

Storm Thorgerson è pioniere della manipolazione fotografica insieme a Aubrey Powell. Essi creano alcune delle copertine più iconiche del Rock, soprattutto dei Pink Floyd. Nel ‘68, i due fondano Hipgnosis: studio di grafica e design specializzato in fotografia creativa rivolta alla musica. Ai Pink Floyd li lega una grande amicizia, dato che i due soci conoscono Gilmour, Barrett e Waters dai tempi del College. Così, quando si tratta di realizzare la cover di A Saucerful of Secrets, la band si rivolge alla società per il primo importante incarico. L’approccio di Hipgnosis al design si basava sulla fotografia, con tecniche applicate come l’aerografia e le esposizioni multiple per creare distacchi surreali e contrapposizioni inquietanti. Essendo stati studenti di cinematografia, utilizzavano attori e impostavano le fotografie in maniera teatrale. Nelle loro copertine raramente figuravano gli artisti. Per i Pink Floyd realizzano anche  Ummagumma, Atom Heart Mother, Wish You Were Here e The Dark Side of the Moon. Per quest’ultimo, l’ispirazione nasce dal prisma arcobaleno di un vecchio libro di fisica. I Pink Floyd erano famosi per i giochi di luce psichedelici dei loro concerti: quel prisma e quell’arcobaleno li rappresentavano perfettamente. 

Led Zeppelin,House of the holy,cover di Hipgnosis studio, 1974

Due mesi dopo l’uscita di Dark Side, lo studio Hipgnosis viene ingaggiato dai Led Zeppelin per Houses of the Holy. Per quel progetto, traggono ispirazione da un romanzo di fantascienza di Arthur C. Clarke, Le guide al tramonto. Nel ‘75, arriva Wish You Were Here dei Pink Floyd. L’idea della copertina nasce da una discussione della band sulle falsità dell’industria discografica. Gli artisti che venivano fregati erano considerati “bruciati”. Da lì l’idea di due uomini d’affari che si stringono la mano e uno dei due prende fuoco.
Nel ‘77, per la copertina di Animals, decidono, invece, di far volare un maiale gonfiabile sopra la Battersea Power Station. Algie (nomignolo dell’animale), accompagnerà la band nel tour per il lancio del disco. 

Nel ‘74  arriva la cover per The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis. Altri lavori per copertine saranno: i primi album da solista di Peter Gabriel, Technical Ecstasy dei Black Sabbath,  Presence e In Through The Outdoor dei Led Zeppelin. Negli anni ’80 Thorgerson scioglie la società Hipgnosis e realizza copertine per Cranberries, Muse e Alan Parson.

Peter Blake per Beatles, Beach Boys, Clapton e Who

Peter Blake è il maggior esponente del British Pop Movement. Viene scelto dai Beatles per la copertina di Sgt. Pepper’s. L’idea era di fingere che i Beatles fossero un’altra band, impegnata in un concerto, e che il gruppo avesse appena finito di esibirsi. La band compilò le liste di personaggi, spettatori del concerto immaginario. John avrebbe voluto Gesù, Gandhi e Hitler, ma l’idea venne scartata. George voleva guru indiani e Ringo non aveva preferenze. La copertina di Sgt. Pepper’s, non fu solo fu oggetto di speculazioni tra i fan per identificare i vari personaggi, ma l’intera confezione dell’album portò l’idea di copertina a un livello superiore. 

Beatles, Sgt. Pepper’s, cover di Peter Blake, 1967

 Sgt. Pepper’s fu il primo disco ad avere la custodia pieghevole, ad avere i testi delle canzoni e un set di figurine ritagliabili. Blake ricevette il Grammy Award 1967 per la miglior copertina e l’opera divenne una delle icone del tempo. 

Da lì in poi, Blake ha continuato a lavorare con i musicisti, realizzando la copertina di Gettin’ Over My Head dei Beach Boy, l’artwork di Live at Leeds 2 per gli Who e 24 Nights, Me and Mr. Johnson e I Still Do di  Eric Clapton

Guy Peelleart per Rolling Stones e David Bowie

Guy Peellaert è un pittore belga. Tra le sue opere compaioni le locandine dei film Taxi DriverParis, Texas e America Oggi e il libro Rock Dreams, in cui celebra il rock ed i suoi interpreti. Ritrae spesso i Rolling  Stones come prostitute, soldati delle SS, pirati ed eroi. Nella copertina di It’s Only Rock ‘n’ Roll, i componenti della band sono divinità del rock in abiti moderni che scendono le scale di un tempio antico, mentre sono osannati da donne con vestiti classicheggianti e fiori nei capelli. 

David Bowie, Diamond dogs, cover di Guy Peelleart, 1974

Anche David Bowie lo vuole per la copertina di Diamond Dogs. Egli è ritratto come un cane con il suo volto e i genitali in bella vista, tanto da renderne necessarie la censura (la prima edizione del disco viene ritirata dal mercato) e l’annerimento  della zona incriminata. 

Alan Aldridge per i Beatles, gli Who e Sir Elton John

Alan Aldridge era famoso per le illustrazioni psichedeliche di The Beatles Illustrated Lyrics, per la copertina di A Quick One degli Who e per aver creato il logo dell’Hard Rock Cafe. Per Elton John realizza la copertina, il cortometraggio di animazione ed i ritratti di tutti i protagonisti dell’album Captain Fantastic and The Brown Dirt Cowboy

Street Art in copertina: Haring e Bansky per Bowie e Blur

Keith Haring è il più importante graffittaro di New York ed ha come mentore Warhol. Come copertine realizza Without You, singolo di David Bowie per l’album Let’s dance! del 1983. Altro graffittaro che ha raggiunto recente fama è Banksy, artista dall’identità ignota (si ipotizza sia Robert Del Naja, graffitista e musicista dei Massive Attack), che fa uso della stencil art.

Sua la copertina di Think Tank per i Blur, accompagnata da altre opere che pubblicizzano l’uscita del disco. Sulla copertina, una coppia è colta in un abbraccio complicato dagli scafandri da palombaro che indossano. 

Musicisti pittori!

John Lennon, Bag One, matita su carta, 1969
John Lennon, Bag One, matita su carta, 1969
Bob Dylan, Opere
Bob Dylan, Opere
David Bowie, Opere
David Bowie, Opere
Joni Mitchel, Opere
Joni Mitchel, Opere
Ron Wood, Opere
Ron Wood, Opere
Janis Joplin, Opere
Janis Joplin, Opere
Leonard Cohen, Opere
Leonard Cohen, Opere
Paul Mcartney, Opere
Paul Mcartney, Opere
Paul Stanley, Opere
Paul Stanley, Opere
Miles Davis, Opere
Miles Davis, Opere
Marlin Manson, Opere
Marlin Manson, Opere

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Oltre alle copertine degli album, ad ulteriore dimostrazione del forte legame fra musica ed arti visive vi sono i quadri di alcuni musicist.i Molti di loro, appassionati di pittura, si sono cimentati con tela e pennello, anche se gli esiti non sempre sono stati brillanti! Eccone alcuni.

John Lennon: prima di darsi alla musica, frequentò il Liverpool College of Art e successivamente grazie al sodalizio con Yoko Ono, iniziò a dipingere simpatiche vignette e disegnini che denotano grande freschezza di mano. Nelle 14 litografie Bag One del 1969 (regalo per Yoko in occasione del loro matrimonio), non solo è possibile riscontrare tanto erotismo ed un pizzico di ironia, ma anche qualche richiamo a Egon Schiele e all’Origine du monde di Courbet.

Bob Dylan: nei suoi quadri utilizza bei colori e scorci, ha un chè di impressionista da sembrare un Rousseau in versione metropolitana.  È però così lontano dal suo tempo da sembrare banale, soprattutto per il tratto insicuro e la stesura quasi infantile dei colori.

David Bowie: le tecniche e i soggetti sono originali ma, le buone idee non sono sostenute da una  padronanza del disegno. Cioè non riesce a rappresentare ciò che immagina e lo maschera con un Espressionismo stravisto e deformazioni alla Francis Bacon.

Joni Mitchell: nonostante abbai studiato arte e affermi di essere prima pittrice e poi cantante, nei suoi quadri, la tecnica è sufficiente e priva di stile. Rappresenta solo se stessa negli stili di tutti i più grandi artisti (una volta si ritrae alla Van Gogh, un’altra alla Edward Hopper, etc.). 

Ron Wood: è monotematico! Nei suoi quadri rappresenta solo i Rolling Stones. I quadri sono enormi e con tantissimo colore. Ha una buona capacità manuale, ma, a volte, i glitter e le banconote incollate alla tela, rovinano opere che sarebbero belle senza.

Janis Joplin: le sue opere rappresentano il suo travaglio interiore. Quell’oscillare fra la voglia di vivere e l’autodistruzione che si riflette sul tratto tremolante, sullo stile, sui soggetti e anche sulla scelta di colori tenui e terrosi. 

Leonard Cohen: nel 1994 si ritira in un monastero zen per cinque anni, ciò si riflette sulla sua arte. I suoi quadri sono corredati da timbri giapponesi e le sue opere, dopo essere state realizzate su tavoletta grafica, sono stampate su carta di riso. I soggetti sono due: se stesso e nudi di donna. Le sue opere migliori sono i suoi autoritratti, un viaggio interiore senza compromessi che ricorda Picasso ed i fumetti di Reiser e Wolinski.

Paul McCartney: è sempre stato un amante ed intenditore d’arte. Ciò si riflette nei suoi quadri, non solo ha stile, ma negli anni si nota un’evoluzione che ha reso i suoi quadri opere piacevoli, creative e allegre.

Paul Stanley: debutta come pittore nel 2005, e nel 2009 incassa 3 milioni di dollari dalla vendita dei suoi quadri, più per merito delle glorie musicali che per talento. Le sue opere sono una via di mezzo tra Street art, Pop art e fumetto.

Miles Davis: è uno dei pochi che viene preso sul serio dal mondo dell’arte. Come ha reinventato se stesso nella musica, lo ha fatto anche nelle arti visive. Lo stile è forte, fluido, piacevole. 

Marilyn Manson: ha una discreta padronanza nell’uso dell’acquerello e, dati i soggetti, potrebbe fare l’ illustratore di fiabe horror. Anche se i suoi quadri non raggiungo l’intento di far paura, come lui, forse, vorrebbe.

Indipendentemente dagli esiti, è innegabile come la musica sia uno stimolo per la produzione artistica e , viceversa, l’arte per il musicista e per la sua musica. Tale matrimonio ha generato quella che è stata, forse, la rivoluzione culturale più importante del secolo scorso e chissà quante altre ancora ne genererà.

Fonti consultate:

Guitamacchi Ezio, Folliero Leonardo, Crotti Giulio, ROCK E ARTE. Copertine, poster, film, moda, oggetti. Quando il Rock incontra l’Arte, Hoepli, 2018;

Davide Loppolo, Musicisti e pittori. È vera arte?, spettakolo.it, 13 aprile 2015;

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