Sembra che ormai sulla Cina si sia già detto tutto quello che si poteva dire. Si preannunciava la sua vittoria contro la superpotenza globale, gli Stati Uniti. Si sosteneva che la sua One Belt, One Road Initiative avrebbe potuto sostituire gli ingenti aiuti americani ai Paesi in maggiore difficoltà a dotarsi di infrastrutture moderne e ad uscire dalla povertà e dal sottosviluppo. Si riteneva che avrebbe senza colpo ferire preso definitivamente Taiwan anche prima della data prestabilita per raggiungere l’obiettivo (il 2049, per intenderci). Ma c’è qualcosa che forse non è chiaro a molti. Ovvero che tutto questo non succederà mai.
La Cina in breve
La Cina per i cinesi non si chiama veramente così. Il nome ufficiale è Zhongguo, che letteralmente significa paese di mezzo, paese del centro. Se si ha l’opportunità di vedere delle mappe del Paese realizzate proprio dai cinesi, ci si renderà conto immediatamente del perché: la Cina viene letteralmente rappresentata al centro del mondo, così fornendo una prospettiva estremamente diversa da quella cui siamo abituati. Il solo fatto di posizionarsi al centro della carta geografica dà molto bene l’idea di quelle che sono le ambizioni cinesi rispetto al resto del mondo: trovarsi al centro significa infatti, potenzialmente, dominare il globo. Ma se questa aspirazione è ben chiara nella mente degli apparati cinesi, questo potrebbe davvero non concretizzarsi mai.
La Cina possiede, di fatto, diverse caratteristiche che porterebbero a considerarla un impero.
In primo luogo, la popolazione, almeno fino a qualche tempo fa, era molto numerosa e soprattutto molto giovane (l’età media era di circa 18 anni alla fine degli anni 70); questo è fondamentale perché nasca nella stessa l’attitudine e la volontà a fare la guerra a tutti i propri vicini per imporsi su di loro direttamente o indirettamente ed espandere così la propria influenza sui territori limitrofi.
All’interno del territorio dello Stato l’etnia principale, quella han, è maggioritaria, e tende a voler inglobare tutte le altre per assimilarle, ovvero renderle di fatto in tutto e per tutto uguali a sé. Questo è particolarmente evidente nel caso degli uiguri, una popolazione di origine turco ottomana stanziata in larga parte nella regione dello Xinjiang che viene sottoposta a crudele sottomissione fino ad arrivare all’internamento in veri e propri campi di rieducazione.
Gli ultimi anni hanno peraltro visto la Cina tentare in ogni modo di guadagnarsi un posto al sole, aumentando il numero di mezzi della propria flotta fino a superare quelli americani e dando vita ad uno dei maggiori progetti infrastrutturali intercontinentali che si conosca: le Nuove Vie della Seta, avviate nel 2015 dall’amministrazione guidata da Xi Jinping, che prevedono enormi investimenti in un numero elevatissimo di Paesi che toccano praticamente tutti i continenti e che si pongono come obiettivo quello di riuscire a ricreare l’antico omonimo percorso.
I problemi che il Paese ad oggi incontra sono tuttavia innumerevoli, e potrebbero definitivamente mandare a monte l’effettiva realizzazione del progetto di diventare la maggiore potenza mondiale.
Le criticità del progetto cinese
In primo luogo, la Cina sta andando lentamente (ma forse neanche troppo) verso un’invecchiamento della popolazione. Nell’anno 2022 per la prima volta dopo anni le morti hanno superato le nascite, e si prevede inoltre che entro non moltissimo tempo la maggior parte della popolazione cinese avrà un’età di circa 60 anni. L’anzianità della popolazione fa automaticamente venir meno l’attitudine alla guerra e a tutti i sacrifici che questo comporta; di conseguenza, mancando questo elemento fondamentale, l’ipotesi di attirare a sé tutto il vicinato va letteralmente in fumo. Per ovviare a ciò potrebbe non essere sufficiente la decisione dell’amministrazione cinese di consentire a ciascuna coppia di avere fino ad un massimo di tre figli, abbandonando la ormai decennale politica del figlio unico; è d’altronde piuttosto normale che in una società evoluta, considerata un sempre maggiore riconoscimento dei diritti delle donne, queste ultime preferiscano dedicarsi al lavoro piuttosto che alle cure domestiche e dei figli.
L’invecchiamento della popolazione dunque renderebbe anche piuttosto inutile continuare ad incrementare i mezzi della flotta cinese nell’irrealizzabile desiderio di dominare i mari; tanto più che, se è vero che tali mezzi sono superiori a quelli in possesso della U.S. Navy, la Cina possiede allo stato attuale due portaerei contro le dodici statunitensi. Il che rende effettivamente difficile configurare la Cina come una effettiva potenza navale in fieri.
La caratteristica conformazione fisica della Cina la rende inoltre estremamente facile da espugnare. Se è evidente, infatti, che le zone interne, essendo prevalentemente montuose e dunque inoppugnabili, non permettono la penetrazione avversaria, è pur vero anche che le coste cinesi offrono un ottimo punto di attacco da parte delle flotte nemiche. Ed è proprio sulla costa che si concentra la maggior parte della popolazione, dove i grandi centri economici del Paese si concentrano e danno dunque la possibilità di avere una migliore qualità della vita. Ammorbiditi, se così si può dire, dall’agiatezza in cui ormai si crogiolano, i cinesi che vivono nelle grandi città non si sognerebbero mai di imbracciare le armi per difendere lo heartland dai nemici. Ed è proprio per questo che se l’esercito nemico riuscisse a sbarcare sulla costa, la Cina probabilmente non riuscirebbe ad esserne sopraffatta.
Anche il progetto delle Nuove Vie della Seta sembra ormai avviato, se non al fallimento, quantomeno alla perdita della patina lucente che tanto si diceva avrebbe attirato tutti gli Stati che ne sarebbero stati in qualche modo investiti. In primo luogo, la guerra contro l’Ucraina aggredita dalla Russia il 24 febbraio 2022 ha messo in qualche modo in pericolo l’effettivo compimento del progetto, in quanto consistenti investimenti dovevano essere realizzati anche sul suolo ucraino (uno fra altri, la realizzazione della metropolitana di Kiev). Non si può inoltre nascondere come molti dei Paesi che saranno interessati dagli investimenti previsti hanno già intuito come la Cina, che tenta di porsi sul loro stesso piano come Paese in via di sviluppo, in realtà non lo sia per nulla e tenti banalmente di comportarsi esattamente come tutte le altre grandi potenze sotto la cui influenza o dominio sono già state sottoposte.
Si arriva infine alla questione di Taiwan e della sua riconduzione sotto la Repubblica Popolare. Non è soltanto l’esplicita protezione degli Stati Uniti nei confronti dell’isola a costituire un’enorme difficoltà per i cinesi per la realizzazione del suo progetto. Non si può infatti non guardare, anche in questo caso, alla geografia fisica per rendersi conto di come tutto questo sarebbe perlomeno estremamente rischioso per la flotta cinese. La costa taiwanese si presenta infatti decisamente impraticabile nella maggior parte del suo perimetro, a parte due unici punti; è abbastanza scontato, pertanto, che l’esercito di Taiwan concentrerebbe tutte le proprie forze proprio in quei punti e che anche senza l’aiuto statunitense riuscirebbe comunque in qualche modo a mettere in serie difficoltà il nemico.
Siamo davvero sicuri, dunque, che potrebbe essere la Cina la nuova superpotenza globale, scalzando dal podio gli Stati Uniti? Ai posteri l’ardua sentenza.