Sostenibilità è un termine ormai onnipresente nelle nostre vite; usato, abusato e poi lasciato lì, in un angolo, quando è troppo faticoso. Le sue mille sfumature ci sorprendono sempre, e ogni volta pensiamo che è davvero importante fare attenzione alla sostenibilità, per poi dimenticarcene regolarmente quando andiamo a comprare l’ennesimo capo di abbigliamento in una catena di negozi di abbigliamento fast fashion. Parlare di sostenibilità ci fa però, nonostante tutto, sentire meglio, più in pace con noi stessi, per il solo fatto di averne parlato.
Il concetto di sostenibilità in sé e per sé presenta origini abbastanza recenti; molto più risalenti nel tempo sono invece diverse sue ramificazioni, in particolare per ciò che concerne il tema dello sviluppo. Forte si era sentita l’urgenza, a partire dalla fine degli anni ’70, di capire come l’incredibile sviluppo economico protagonista dei due decenni precedenti potesse continuare nel rispetto delle limitate risorse necessarie per la sua prosecuzione.
L’importanza della sostenibilità venne riconosciuta, a livello internazionale, anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, che all’inizio degli anni ’80 incaricarono l’ex primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland di porsi a guida di una speciale commissione onusiana, la World Commission on Environment and Development, di indagare sul rapporto tra ecologia e sviluppo. Gli studi svolti dalla commissione portarono, nel 1987, al rilascio di un rapporto noto con il nome di Rapporto Brundtland, nel quale si provvedeva a dare una definizione di sviluppo sostenibile che per anni avrebbe dominato la letteratura sul tema: “sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni“.
Tale definizione venne poi ulteriormente approfondita, in special modo in campo economico, dando vita a due diverse accezioni di sostenibilità, la sostenibilità forte e la sostenibilità debole.
Il concetto di sostenibilità forte, introdotto dall’economista Daly, prevede la necessità di lasciare invariato il capitale di risorse naturali disponibili sulla Terra. Per fare un esempio, se viene consumato un determinato ammontare di risorse naturali, tale capitale deve poi successivamente essere ripristinato.
Il concetto di sostenibilità debole, o criterio di Hartwick-Solow dal nome dei due economisti i cui studi lo teorizzarono, pone alla base l’ipotesi in base alla quale non importa quali risorse vengano consumate, l’importante è che sia lasciata invariata la base produttiva. Ciò significa che, se vengono consumate delle risorse naturali, queste vengano sostituite, sia da capitale naturale, che da capitale fisico (inteso come infrastrutture, impianti) o da capitale umano (formazione, competenze per i lavoratori).
Con il tempo, il concetto di sostenibilità ha perso la sua caratterizzazione meramente economica e ha inteso abbracciare tutti gli ambiti dell’esistenza, ivi incluso, ad esempio, anche il campo della moda. La celeberrima stilista Vivienne Westwood, ad esempio, recentemente scomparsa, ne ha fatto un punto focale per la produzione di abiti tessuti con materiali che non siano dannosi per l’ambiente e rispettosi per la biodiversità.
Nel suo piccolo, la redazione di zirmazine ha deciso di rendere visibile sul proprio sito, il Climate Clock, un orologio che mostra la velocità alla quale il pianeta si sta avvicinando all’aumento di 1,5 °C delle temperature rispetto ai livelli preindustriali, limite che l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha caldamente raccomandato di non oltrepassare per evitare le disastrose conseguenze del riscaldamento globale. Il Climate Clock mostra, inoltre, la quantità di CO₂ già emessa e l’entità del riscaldamento globale fino alla data presente.
Durante la settimana i fedeli lettori di zirmazine avranno la possibilità di leggere ancora molto sulla sostenibilità, per cercare di capire qualcosa in più e vedere quali comportamenti virtuosi si possono porre in essere per abbracciare con convinzione una filosofia zero waste. Ne vedrete delle belle, ma, soprattutto, di sostenibili.
Per ulteriori approfondimenti, si consiglia la lettura di What is sustainability?