Negli ultimi tempi, quando viene fuori una notizia che riguardi la Spagna, pare sia quasi sempre una buona notizia. Pare.
La Spagna ha attraversato in questi ultimi anni una crisi economica molto simile a quella italiana, ma nonostante il tasso di disoccupazione sia ancora abbastanza elevato, le politiche del socialista (e avvenente) Pedro Sánchez hanno finora portato a dei buoni risultati.
Secondo le ultime statistiche, la Spagna è tornata, adesso, ad avere il Pil che aveva prima della crisi. Impressive. Non sembra essere tutto, però.
L’economia del Paese continua a crescere senza accennare a fermarsi – anche se la pandemia di COVID-19 ne ha rallentato il ritmo, come nel resto del mondo, a conti fatti.
Ciò che mi impressiona di più e che mi farebbe fare le valigie immediatamente è l’attenzione – non solo mediatica – che l’attuale governo spagnolo ha rivolto alle cosiddette politiche femministe.
Aborto. In Spagna ostacolare o intimidire chi voglia abortire è reato. Il 6 aprile dell’anno corrente il Senato spagnolo ha approvato una modifica nel Codice penale che proibisce le molestie e le intimidazioni nei confronti di chi si reca in una clinica per l’interruzione volontaria della gravidanza.
Il Partito Socialista del premier Pedro Sánchez, ha promosso la modifica, dopo aver già ottenuto l’approvazione del Congresso.
Chi contravviene alla legge di cui sopra sarà punito con la reclusione da un minimo di tre mesi fino a un anno oppure obbligato a svolgere lavori socialmente utili. Le stesse sanzioni saranno applicate anche a tutti coloro che ostacolano o intimidiscono gli operatori sanitari che assistono queste donne.
Anche da questo punto di vista, non è tutto.
Congedo mestruale. Il governo spagnolo si è rivelato leader del cambiamento nel contesto della tutela delle donne lavoratrici. La ministra spagnola delle pari opportunità, Irene Montero, ha avanzato una proposta di disegno di legge parecchio innovativa: il congedo mestruale in Spagna diventerebbe di fatto un diritto riconosciuto.
Il congedo in questione avrebbe luogo per il tempo necessario, ma, come è ovvio, esclusivamente nel caso di una sindrome certificata da un medico competente. Questa legge a tutela dei diritti delle donne sarebbe di fatto una vittoria per chi ha sintomi invalidanti legati al ciclo mestruale.
La proposta di legge è frutto di una serie di dati raccolti dalla Società spagnola di Ginecologia e Ostetricia, che portavano alla luce come una donna su tre soffra di dismenorrea, sintomo di endometriosi – patologie queste che rendono il periodo mestruale un vero e proprio inferno per le lavoratrici.
Non voglio nemmeno perdere troppo tempo ad analizzare il medesimo status dei diritti in Italia. Vi basterà sapere che nel 2016 le deputate Romina Mura, Simonetta Rubinato, Daniela Sbrollini e Maria Iacono hanno presentato una proposta di legge che prevedeva tre giorni di riposo retribuiti per le donne con sindrome certificata di dismenorrea.
Manco a dirlo, l’iter legislativo della proposta in Italia non è andato avanti. Fine della storia.
Ma passiamo ad argomenti più lieti come le figure di m***a.
Da giorni non riesco a togliermi da davanti agli occhi la faccia di terrore della Pausini quando comprende che il pubblico e i presentatori di El Horminguero hanno frainteso i suoi intenti canori.
Rivediamola insieme:
Ma questo non era sufficiente per la Laura nazionale, che ha voluto sottolineare la sua ferma convinzione con un tweet, rigorosamente in spagnolo, dove ri-afferma – ci era proprio sfuggito – che Bella ciao è una canzone troppo politica.
Chissà cosa avrà pensato il popolo spagnolo, che dopo il successo de La casa di carta, ama Bella ciao quasi quanto il popolo italiano.
Come ciliegina sulla torta, concludo spendendo due parole sulla nostra beniamina Giorgia Meloni. Lo sapevate che Giorgina è famosa in Spagna quasi quanto Bella ciao? – che paragone raccapricciante.
Tutto merito del suo amichetto Santiago Abascal, leader del partito di estrema destra spagnolo Vox.
Che carini! Ve li immaginate insieme a governare due dei Paesi più importanti d’Europa? – che incubo!
Se volete svegliarvi da quest’incubo, questa domenica (25 settembre) andate a votare, pensando a Pedro Sánchez possibilmente.